Sul Corriere della Sera Sabino Cassese elenca le dieci anomalie della crisi politica in corso:
Primo: il governo Draghi gestirà il Paese fino almeno ad ottobre, se non fino a dicembre, e dovrà occuparsi di affari correnti in un senso molto ampio.
Secondo: chi ha fatto precipitare la crisi ha impedito una eventuale riforma della formula elettorale. Quindi, si andrà a votare con la legge Rosato. L’esperienza fatta nell’ultimo quinquennio con questa legge è stata negativa.
Terzo: la circostanza che vi sia concorrenza non solo tra le coalizioni, ma anche nelle coalizioni lascia presagire che queste possano servire a vincere elezioni, non a governare il Paese.
Quarto: il fatto che a sinistra si sia discusso di un «accordo tecnico» e si sia ora alla ricerca di ciò che possa unire; e che la destra si sia messa al lavoro sul programma a meno di due mesi dalle elezioni, è la prova del vuoto di politiche.
Quinto: la scelta dei candidati e la formazione delle liste sarà l’operazione più verticistica immaginabile. Sesto: tutto lascia pensare che saranno i nuovi votanti e gli astenuti a decidere.
Settimo: per differenziarsi dinanzi all’elettorato, vengono evocati il pericolo fascista e quello russo. Ma coloro che nutrono questi timori hanno ben poca fiducia negli anticorpi della nostra democrazia e nella maturità della nostra opinione pubblica.
Ottavo: c’è il serio timore che gli italiani rimarranno in attesa di avere risposte sui problemi di fondo del Paese.
Nono: con un Parlamento di 600 membri, invece di 945, le defezioni (definite anche riposizionamenti o cambi di casacca) avranno un peso molto maggiore.
Decimo: le incertezze dei risultati attesi non dipendono solo dalla formula elettorale, ma anche, e principalmente, da due fattori, tra di loro connessi: la scarsa capacità aggregativa delle forze politiche e la fluidità dell’elettorato.
Con queste dieci peculiarità e anomalie saremo destinati a convivere nei prossimi tempi.