“La nostra strategia si basa su una visione consapevole del ruolo che il Mose ricopre per garantire il futuro e la sopravvivenza di Venezia.
Da quando è entrato in funzione, il 3 ottobre 2020, è stato attivato circa cento volte, trasformando radicalmente il destino di Venezia.
Da città senza prospettive, destinata al declino, perché incapace di affrontare le sfide legate ai cambiamenti climatici, a città proiettata nel futuro, con una aspettativa di vita di almeno tre generazioni.
In questo arco di tempo dobbiamo integrare l’urbs (la città fisica) con la civitas (la comunità)”.
Queste le parole del presidente Vsf Renato Brunetta al punto stampa di fine anno, tenutosi nella sede delle Procuratie Vecchie di Venezia, sede della Fondazione Venezia Capitale Mondiale della Sostenibilità.
“Non si tratta di un processo nuovo – ha aggiunto il presidente -: i nostri padri hanno sempre affrontato questa sfida.
Al mondo non esiste una laguna millenaria che resti immutata, o si trasforma in terra o si perde nel mare.
Eppure, la laguna di Venezia è un’eccezione, non solo per il suo valore culturale, ma anche per il proliferare di fondazioni, come la nostra, impegnate nella sua tutela”.
Concludendo, Brunetta ha sottolineato: “Il nostro scopo è dare un significato concreto a questa possibilità di salvezza.
Ci impegniamo a preservare il capitale umano, attrarre investimenti e imprese in grado di rispettare l’equilibrio delicato della laguna, puntando su innovazione, sostenibilità e cultura.
Venezia può essere un esempio unico al mondo di resilienza e sostenibilità, ma solo se il tempo guadagnato verrà trasformato in azioni concrete, condivise e visionarie”.