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Pregi e difetti del pacchetto sicurezza che inasprisce le pene | L’analisi di Luciano Panzani

La lista degli interventi approvati dal CdM con il pacchetto sicurezza è piuttosto lunga. Premesso che in linea di principio l’inasprimento delle pene e il ricorso alla sanzione penale non è strumento particolarmente efficace, occorre riconoscere che almeno in parte le misure adottate rispondono a situazioni che creano diffuso disagio. Il ritorno elettorale è quindi probabile, il giudizio sugli interventi è necessariamente articolato e non può prescindere da una lettura attenta dei provvedimenti adottati, in quello che sarà il loro testo definitivo.

Ci limitiamo quindi ad alcune impressioni a caldo. L’aggravamento di pena nei casi in cui i reati di violenza, minaccia o resistenza a un pubblico ufficiale siano commessi contro agenti di Ps o di polizia giudiziaria o per chi imbratta mobili o immobili in uso alle Forze di Polizia o ad altri soggetti pubblici con la finalità di ledere il prestigio o il decoro dell’istituzione difficilmente sortirà risultati concreti, salvo forse agevolare in taluni casi l’arresto in flagranza. L’autorizzazione agli appartenenti alle Forze dell’Ordine a detenere oltre all’arma in dotazione anche un’arma privata viene incontro ad un’esigenza sentita da tutti costoro.

Il nuovo reato contro le rivolte nelle carceri con pene fino a 8 anni per gli organizzatori è il segno della pericolosità della situazione nei penitenziari, cui si dovrebbe ovviare con interventi strutturali (nuove carceri, differenziazione dei luoghi di detenzione a secondo della pericolosità, ecc.).

Il contrasto alle occupazioni abusive degli immobili con pene da 2 a 7 anni, ma sempre su querela della persona offesa, salva la non punibilità per chi rilascia spontaneamente l’immobile e possibilità nei casi urgenti che il rilascio sia effettuato immediatamente e direttamente dalla Polizia senza intervento del giudice segna un cambio netto di orientamento. Sino ad oggi le Forze dell’Ordine erano state molto caute nell’intervenire in questi casi anche per la difficoltà di gestire gli anziani, i disabili, i minori che inevitabilmente sono coinvolti in queste occupazioni. Vedremo in futuro.

L’aumento delle pene per truffa aggravata in danno degli anziani probabilmente non sortirà effetti concreti. Le misure anti borseggio con aumento dei casi in cui il Questore può disporre il divieto di accesso a metropolitane, stazioni e porti per chi ha già subito condanne per furto, rapina ecc. e le sanzioni più diversificate per chi impiega minori nell’accattonaggio potrebbero effettivamente essere utili, ma non saranno determinanti senza interventi organizzativi adeguati, come sa chi utilizza la metro di Roma.

La possibilità di eseguire la pena nei confronti delle detenute madri con figli da uno a tre anni di età nei casi in cui vi è recidiva nel reato o altre situazioni di particolare gravità, pone rimedio a situazioni eclatanti di sostanziale impunità, consentendo che la pena sia scontata presso gli istituti a custodia attenuata per detenute madri. Si tratta però di vedere se vi sono posti sufficienti. 

L’intervento sui blocchi stradali pone rimedio almeno in parte alla situazione di sostanziale impunità che perdurava da tempo. La previsione di una sanzione amministrativa nei confronti di chi fa ostruzione col proprio corpo, sanzione che diviene penale nei casi di presenza di più persone o di organizzazione preventiva, non pare un rimedio efficace, considerando le difficoltà di identificazione dei responsabili e le difficoltà di prova.

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