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Roberto Perotti e Tito Boeri (economisti): «Legge elettorale: ecco la nostra proposta»

Dopo mesi di dibattiti e ipotesi sull’elezione del presidente della Repubblica, si torna a parlare di legge elettorale. È un tema che ricorre periodicamente e lo ricordano gli editorialisti ed economisti Roberto Perotti e Tito Boeri, che rilanciano la loro proposta sottolineando tre considerazioni.

«Primo, c’è una tensione inevitabile e ineliminabile tra rappresentatività e governabilità. Un sistema proporzionale su base nazionale assicura la rappresentanza nella Camera a qualsiasi partito che raccolga almeno un quattrocentesimo dei voti (dove 400 è il numero dei deputati dalla prossima legislatura). Ma un tale sistema crea anche un Parlamento frammentato in una miriade di partiti, una ricetta per l’ingovernabilità. Per questo è singolare che proprio chi lamenta la paralisi decisionale di un Parlamento che elegge a fatica un presidente della Repubblica, oggi sostenga l’adozione di un sistema strettamente proporzionale», scrivono su la Repubblica.

«Secondo, qualsiasi sistema si scelga, è fondamentale che sia semplice, chiaro, intellegibile ai cittadini. Quando vota, un cittadino deve poter avere una idea di come finirà il suo voto, altrimenti si alimenta la disaffezione dalla politica. Questo non avviene nel Rosatellum attuale. Terzo, non si può continuare a ridiscutere ogni due per tre la legge elettorale. Questo» sottolineano i due editorialisti «disorienta i cittadini, e ogni anno invischia la politica in discussioni senza fine sempre sullo stesso tema».

«Mettiamo perciò in Costituzione la clausola secondo cui qualsiasi cambiamento alla legge elettorale entra in vigore almeno cinque anni dopo l’approvazione, così da scoraggiare chi salta fuori con una nuova proposta per avvantaggiarsi subito di ogni nuovo sondaggio favorevole o di un cambiamento negli schieramenti. C’è già troppa disaffezione al voto in giro e troppa autoreferenzialità in una classe politica che si chiude in conclave votando per giorni schede bianche in un Paese in emergenza sanitaria ed economica. Non aumentiamola ulteriormente con regole di voto barocche e modificate a ogni tornata elettorale».

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