Se l’Europa a 27 fosse un’unica nazione, starebbe esattamente a metà della classifica di competitività tra 67 Pesi stilata dall’Imd di Losanna.
Una nazione è competitiva se attrae investimenti esteri e crea le condizioni affinché le imprese che vi operano conquistino i mercati internazionali.
Nella scorsa legislatura, da giugno 2019 a oggi, l’Europa in media è scesa in classifica di due gradini.
Altrettanto male hanno fatto gli Stati Uniti e i Paesi nella loro orbita (Canada, Regno Unito, Giappone), ché nel loro insieme sono 28esimi, comunque più competitivi dell’Europa.
L’area formata da Cina, Singapore, Hong Kong, Taiwan e Corea del Sud è salita al 20* posto.
La penisola araba ha raggiunto questo stesso livello, mentre il Centro-Sud America è precipitato sul fondo.
La classifica è stilata sulla base di indicatori statistici e interviste raggruppati in quattro aree (andamento economico, efficacia di governo, efficienza aziendale e infrastrutture) e in molte sotto-aree.
L’indice di dispersione delle posizioni dei singoli 27 Paesi europei, pari a 13,5 a metà 2019, oggi è 11,8.
L’eterogeneità dell’Europa dunque si è un po’ attenuata ma resta molto alta.
Nell’ultima legislatura Francia, Italia e Spagna hanno mostrato tutte un’estrema debolezza nel fisco e nella finanza pubblica.
La Francia (31*) eccelle negli investimenti internazionali ma è fanalino di coda per politica fiscale.
L’Italia (42*) eccelle in infrastrutture sanitarie e ambientali ma sta in fondo per finanza pubblica e fisco.
La Spagna (40*) ha un buon commercio internazionale ma una pessima politica fiscale.
Negli stessi anni Belgio e Croazia hanno guadagnato 9 posizioni, Danimarca 5, Repubblica Ceca 4, Portogallo, Irlanda e Svezia 3, Estonia 2.
Il caso più eclatante e istruttivo è la Grecia, che, precipitata nel 2019 in 58* posizione, è risalita alla 47* guadagnando ben due gradini l’anno grazie a efficienza di business, infrastrutture e in generale alla cura da cavallo imposta dall’Europa.
Esempi di crisi acuta negli ultimi cinque anni sono la Germania e alcuni Paesi di quell’area geopolitica: Berlino ha perso 7 posizioni (eccelle in infrastrutture scientifiche ma ha un fisco pesante, il Lussemburgo 11 posizioni, la Bulgaria 10, la Slovenia 9, Austria e Ungheria 7, la Repubblica Slovacca 6, la Polonia 3.
Dobbiamo ripetere ancora quanto scritto molte volte su MF-Milano Finanza, cioè che a partire dalla fine degli anni ’90, quand’era 30* in classifica, l’Italia non ha mai intrapreso una politica di riforme volta a recuperare competitività, è scivolata alla 46* posizione nel 2014, alla 44* del 2017 ed è rimasta così fino al governo Draghi del 2021, quando per legittime aspettative ha avuto un balzo di tre gradini, ma subito dopo si è fermata e in questo secondo anno del governo Meloni ha perso una posizione.
Gli Stati Uniti continuano a eccellere nel capitalismo privato e a tribolare per finanza pubblica e prezzi.
Regno Unito e Giappone hanno ottime infrastrutture scientifiche, il Giappone ha alti tassi di occupazione ma una finanza pubblica squilibrata, il Regno Unito primeggia in investimenti internazionali ma sta indietro nei prezzi, come gli Stati Uniti.
I Paesi che orbitano intorno al Nord-America hanno un indice di dispersione inferiore all’Europa.
La Cina ha la stessa posizione in classifica (14ª) di metà 2019, primeggia per economia interna e tecnologie, sta sul fondo per commercio internazionale.
Singapore era la prima al mondo e lo è tuttora, Hong Kong era 2* e ora è 5*, Taiwan era 16* e ora è 8* con una competitività che fa capire meglio le mire cinesi, la Corea del Sud era 28* ed è 20*.
L’area è molto omogenea: l’indice di dispersione è 5.
Gli Emirati Arabi Uniti nel 2024 sono settimi al mondo avendo scavalcato Stati Uniti e Taiwan.
Primeggiano in economia interna, commercio internazionale, livelli occupazionali, finanza pubblica, fisco, legislazione economica, mercato del lavoro, infrastrutture di base.
Esprimono il cambiamento degli equilibri tra aree geopolitiche.
L’insieme di Cile, Perù, Messico, Porto Rico, Colombia, Brasile, Argentina e Venezuela occupa la 58* posizione in graduatoria.
L’Argentina è ultima in tutti i parametri tranne che per livelli occupazionali.
In altri termini, il sostentamento della popolazione è sì umanitario ma non giustificato dall’economia reale.