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Domenico Minasi (presidente calabrese società di Pediatria): «Impensabile che in Calabria non ci siano strutture per assistere una bambina»

“Non è possibile che nel 2022 una bambina calabrese debba ancora andare a Roma per essere assistita perché in Calabria non ci sono le strutture”, denuncia in un’intervista a la Repubblica Domenico Minasi, presidente della sezione calabrese della società di Pediatria e primario a Reggio Calabria, indignato perché “allo stato attuale in Calabria non esiste un’unità operativa complessa di terapia intensiva pediatrica”.

Quindi, spiega, quando un bambino deve essere ricoverato in Rianimazione “viene ricoverato con gli adulti, ma non è adeguato perché il paziente pediatrico, cioè dai due mesi ai quattordici anni, ha specificità e esigenze particolari. Oppure viene trasferito fuori regione, in Sicilia, a Napoli o a Roma”.

Tanto che anche durante la pandemia “nel giugno 2020, un altro decreto commissariale disponeva la creazione di almeno due posti letto pediatrici nei tre ospedali hub calabresi” ma “anche in quel caso è finita con un niente di fatto. Risultato, continuiamo ad essere obbligati a trasferire i pazienti pediatrici fuori regione. Ed è un paradosso”.

In base al quale, per altro, “il 65 per cento delle diagnosi dei pazienti pediatrici che poi migrano verso altre strutture sanitarie si fa in Calabria. Segno che non mancano professionalità e competenze, ma c’è totale disattenzione verso il settore e manca un piano strategico per la rete assistenziale dedicata ai bambini”, denuncia il presidente della sezione calabrese della società di Pediatria e primario a Reggio Calabria.

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