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Michele Ainis (la Repubblica): «Perché sui vaccini deve comandare lo Stato»

Su Repubblica Michele Ainis spiega perché sui vaccini deve comandare lo Stato, ed elenca una serie di ingiustizie a suo avviso commesse a dispetto delle norme vigenti. Ingiustizie che alimentano le diseguaglianze tra cittadini.

«Non è forse ingiusta, arbitraria, incerta come una sciarada la campagna vaccinale che si pratica nelle nostre contrade?» scrive. «E i dati al riguardo sono quantomeno eloquenti. In Alto Adige è stato somministrato oltre il 90 per cento delle dosi di vaccino consegnate; in Sardegna, in Calabria, in Liguria la percentuale s’inabissa al 70 per cento».

«Eppure, nessuno ha meriti né colpe per essere venuto al mondo a Catanzaro piuttosto che a Bolzano. O a Milano, per fare un altro esempio: dove l’Aria (l’azienda che gestisce i servizi informatici della Regione) ha fatto tilt, non recapita le convocazioni».

«Ma l’ingiustizia non è figlia unicamente delle diverse strutture ospedaliere. Deriva in larga parte dai criteri adottati nell’una o nell’altra Regione, ciascuna chiusa nei propri confini come un microcosmo, come un piccolo impero».

«Tanto da vietare l’ingresso agli stranieri, benché italiani anch’essi, con la stessa lingua, lo stesso passaporto. Eppure, una norma dimenticata della Costituzione più ignorata al mondo lo vieta a chiare lettere».

«Dice infatti l’articolo 120: nessuna Regione “può adottare provvedimenti che ostacolino in qualsiasi modo la libera circolazione delle persone e delle cose tra le Regioni”».

La profilassi internazionale è materia di competenza esclusiva dello Stato, ricorda ancora Ainis citando l’articolo 117 della Costituzione. «E anche quella norma c’era già, benché quasi nessuno ci avesse fatto caso. Colpa d’un altro virus che ci alleviamo in corpo noi italiani: l’ignoranza della legge, a partire dalla legge più alta. Se riuscissimo a vaccinarci contro questo virus, avremmo possibilità migliori di sconfiggere pure il Covid-19».

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