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Paolo Mazzanti (direttore Askanews): «Sorpresa, calano i deputati ma non il bilancio della Camera»

Come testimonia un’inchiesta del Corriere della Sera, nonostante ci siano meno deputati alla Camera, il bilancio rimane invariato. A parlarne è il direttore di Askanews Paolo Mazzanti. «I deputati sono calati da 630 a 400, ma il bilancio della Camera resta invariato a 943 milioni anche per i prossimi anni», rimarca.

«È vero che le indennità parlamentari si riducono da 145 a 93 milioni, ma aumentano altre voci come il finanziamento ai gruppi, che passa da 49 a 77 mila euro a deputato e serve ai partiti per finanziare le proprie spese come consulenze e comunicazione. Il bilancio triennale della Camera è firmato dall’ex presidente grillino Roberto Fico che si è evidentemente rimangiato tutte le promesse di riduzione dei costi della politica che avevano accompagnato la campagna per la riduzione dei parlamentari. Temiamo che il Senato seguirà la stessa strada, con scorno di noi contribuenti», scrive sul magazine online InPiù.net.

«Bisognerebbe invece andare avanti con innovazioni più incisive. Per esempio, trasferire il Senato a Montecitorio da Palazzo Madama, che potrebbe diventare un museo o la sede della Presidenza della Repubblica, trasformando il Quirinale in museo. La Sala della Regina di Montecitorio potrebbe agevolmente accogliere i 200 senatori, il che consentirebbe di ridurre molto i costi di funzionamento del Parlamento, con unificazione di personale e servizi. Ciò consentirebbe poi di aumentare le sedute comuni del Parlamento, oggi riservate all’elezione del Capo dello Stato, dei giudici costituzionali e dei membri laici del Csm».

«I 600 deputati e senatori starebbero comodi nell’aula di Montecitorio e potrebbero in seduta comune votare la fiducia al governo, la legge di bilancio, i trattati internazionali e altre leggi importanti, evitando le lungaggini della “navetta” tra le due Camere. Ciò aprirebbe inoltre la strada alla specializzazione delle funzioni delle due Camere (per esempio ai deputati le politiche economiche e sociali e ai senatori la politica estera, come in Usa), con ulteriore snellimento del processo legislativo e riduzione di costi. Certo, ci vorrebbe una riforma costituzionale, che ci parrebbe più utile del fumoso presidenzialismo».

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