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Luigi Sbarra (Segretario Generale Cisl): «L’Italia si cura con il lavoro»

«L’Italia si cura con il lavoro: è questo è il messaggio che lanceremo il Primo maggio, Festa dei lavoratori. Prima ci libereremo dal Covid, prima restituiremo fiducia e speranza alle persone ed al mondo del lavoro italiano». È quanto afferma il Segretario Generale della Cisl, Luigi Sbarra, in una lunga intervista al settimanale cattolico “Famiglia Cristiana” alla vigilia del Primo Maggio.

«Questo è il tempo per avviare le grandi riforme strutturali, dalla pubblica amministrazione, al fisco; è tempo di una rinnovata concertazione tra i grandi soggetti collettivi, il governo nazionale e le Regioni, per negoziare un nuovo patto sociale che metta al centro crescita, sviluppo, lavoro, innovazione, contrasto alle diseguaglianze, sociali e territoriali, ad iniziare da quella tra Sud e Nord del Paese, nella prospettiva di riunificare l’Italia».

«Il premier Draghi – prosegue – può rappresentare ciò che è stato il cancelliere Helmut Kohl nel 1989, con l’unificazione delle due Germanie. Sappiamo che il lavoro debole, il più colpito dalla crisi pandemica è quello giovanile e quello femminile. Cosa ancor più grave è che sette lavoratori su dieci che hanno perso l’occupazione sono caduti nel pozzo degli “inattivi”, cioè di quelli che non cercano più il lavoro dentro i circuiti istituzionali. E cercarlo per vie informali rischia di alimentare l’economia sommersa e lo sfruttamento. A queste persone dobbiamo dare risposte. E la soluzione alla crisi non può essere aprendo ad altri licenziamenti, come il Decreto sostegni vorrebbe permettere dal primo luglio in poi», sottolinea Sbarra.

«Occorre mettere in moto crescita e investimenti nelle infrastrutture materiali e immateriali, nell’innovazione e digitalizzazione, nella sostenibilità ambientale ed in una nuova politica industriale, nella sanità, scuola, pubblica amministrazione, nelle politiche sociali».

«Oggi abbiamo ingenti risorse europee da spendere e possiamo fare tutto questo. Bisogna prorogare il blocco almeno sino a fine ottobre per tutte le categorie, ma di pari passo si dovrà procedere spediti verso la riforma degli ammortizzatori sociali, il rilancio delle politiche attive, il finanziamento dei contratti di solidarietà e delle misure del sostegno al reddito e, infine, investire sulla formazione. Solo in questo modo eviteremo che l’indomani della fine del blocco si determinino shock occupazionali ed enormi traumi sociali».

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