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[L’intervento] Mario Palazzi (sostituto procuratore presso il Tribunale di Roma): «Dobbiamo depenalizzare una serie di denunce veso la PA, altrimenti il sistema rischia la paralisi»

“La magistratura non è l’unico soggetto deputato alla custodia della Legalità, in realtà lo siamo tutti”. Comincia con questa sottolineatura l’intervento del magistrato Mario Palazzi, Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Roma, sul tema “Legalità e Corruzione” rilasciato al “Corso di Formazione all’Impegno Politico e sociale” organizzato a Monterotondo dall’Ufficio di Pastorale sociale e del lavoro della Diocesi Suburbicaria di Sabina Poggio Mirteto.

L’art. 54 della Costituzione

“E’ importante considerare il ruolo degli amministratori locali alla luce della Costituzione, in particolare dell’art. 54 dove si parla in maniera esplicita di disciplina e onore nel compiere le funzioni pubbliche”, ha ricordato il dr. Palazzi. L’onore è l’elemento chiave per comprendere fino in fondo il ruolo di amministratori della cosa pubblica: “Tutto sta a capire che tipo di società vogliamo, se quella che si basa sul consenso, sui like, o quella che rispetta le regole e vive con onore la propria missione. E’ per lo spirito insito nella Costituzione che i pubblici amministratori sono il primo elemento di controllo della legalità”.

Un problema che ha una stretta interdipendenza con la magistratura è quello della qualità della pubblica amministrazione: “Siamo invasi da esposti e denunce contro la Pubblica Amministrazione, ma così si scarica sul penale una serie di inefficienze della PA che dovrebbero trovare soluzione altrove. La maggior parte delle denunce che riceviamo sono per omissioni di atti di ufficio”.

La criminalità organizzata

“Purtroppo a volte criminalità organizzata e PA si sovrappongono, – continua Palazzi – come è avvenuto a Ostia dove abbiamo sciolto il Consiglio, ed è l’ente territoriale più grande che sia stato sciolto per infiltrazioni mafiose. Capita che i cittadini a cui siano affidate cariche pubbliche si dimentichino che esiste l’obbligo di denuncia, proprio perché il principio di onore è previsto dalla Costituzione”.

Il numero esorbitante di procedimenti penali

Allargando lo sguardo all’intero sistema della giustizia, risultano evidenti alcune difficoltà: “Il sistema va in tilt perché la magistratura penale diventa organo di controllo, e non è possibile. I tempi della giustizia sono biblici per il numero di procedimenti penali pendenti, che in Italia superano il milione e mezzo. E’ come se avessimo un’autostrada talmente intasata dove si cammina a passo d’uomo o non si cammina proprio, mentre alcune macchine dovrebbero prendere la statale, perché non sono procedimenti penali”.

Ciò che va messo in discussione è il motivo per cui nasce il procedimento penale: “Certo, c’è un problema di qualità tecnica soprattutto delle piccole amministrazioni locali che può generare questo fenomeno. Ma c’è anche l’abitudine della denuncia sistematica del “competitor” politico durante una campagna elettorale. Come anche la contemporanea denuncia al TAR e l’esposto in procura. Il problema è che il procedimento al TAR ha dei tempi molto stretti per essere definito, mentre quello penale resta appeso per anni, compromettendo l’onore di chi è coinvolto a prescindere dalla sussistenza o meno dei fatti”, osserva il Sostituto Procuratore.

La riforma culturale

E’ fondamentale il modo in cui chi svolge un ruolo pubblico considera la propria funzione: “I pubblici amministratorei devono provare orgoglio non nell’esercitare una funzione ma nell’offrire un servizio alla collettività – sottolinea Palazzi -. Quello della Pubblica Amministrazione non è un lavoro, ma è una missione, che a volte comporta anche dei costi a livello personale”.

“Di fondo, il problema è culturale”, sostiene il sostituto procuratore. “In Italia non abbiamo ancora superato il principio feudale. Di fronte ad un problema, nessuno si chiede “cosa posso fare?”, ma tutti si chiedono “chi conosco?”. Chi svolge una funzione pubblica è chiamato anche a ricoprire una funzione culturale in questo senso, per cambiare questo stato di cose”, conclude Palazzi.

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