Per fortuna la Bce segue i dati ufficiali dell’inflazione e reputa che ora, bontà sua, sia diminuita sotto il livello di guardia, tanto da permetterle l’agognata riduzione dei tassi.
Ma se planasse sul pianeta reale scoprirebbe che il carovita non è affatto in discesa.
Tutt’altro.
Sull’aumento dei prezzi ci sono due verità: una statistica e un’altra del mercato.
Secondo le stime preliminari, ad agosto l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività, al lordo dei tabacchi, è aumentato dello 0,2% su base mensile e dell’1,1% su base annua dal +1,3% di luglio.
Dunque la spia ufficiale che l’Eurototower potrebbe muoversi.
Ma se si entra nello specifico degli aumenti mensili di beni e servizi principali di questa estate rovente sempre l’Istat racconta un’altra realtà, elaborata nello specifico da consumatori.it.
A luglio nella top 10 dei rincari mensili al primo posto ci sono stati i villaggi vacanze, i campeggi e gli ostelli, con un aumento del 18,8% su giugno 2024, mentre i pacchetti vacanza nazionali sono cresciuti in appena 30 giorni del 14,5%.
Per milioni di italiani è divenuto molto più caro il trasporto marittimo (+11,4%), seguito dagli stabilimenti balneari – le cui concessioni saranno prorogate ancora, secondo quanto deciso dal governo – e dalle piscine, con +10% sul mese precedente, ma anche i prezzi dei biglietti dei voli intercontinentali sono decollati (+8,4%).
Se si è studenti non sta andando meglio.
Trovare una stanza a buon mercato in città è un’impresa titanica.
Milano è sempre la più costosa per i fuori sede (637 euro per un letto), ma i prezzi per le stanze dedicate a universitari e lavoratori crescono in tutta Italia con i costi per una camera singola lievitati in media del 7%.
A dirlo è in questo caso l’osservatorio annuale di Immobiliare.it, che traccia un quadro delle città più dispendiose e più richieste dagli universitari fuori sede per trovare un alloggio.
Il dato complessivo nazionale in forte ascesa è conseguente a un grande incremento della domanda rispetto a un anno fa per le stanze singole (+27%), che si sta intensificando in queste settimane prima dell’inizio dell’anno accademico.
Altro segnale che i soldi sono pochi e le pretese eccessive.
Le famiglie dunque faticano.
E un dato Ocse conferma queste difficoltà e si sposa con quelli appena elencati: nei primi tre mesi del 2024 in Italia il potere d’acquisto era più basso del 6,9% rispetto al 2019.
Questo è il livello più basso di tutti i Paesi Ocse, dove in media è aumentato di poco meno del 2% nello stesso periodo.
Del resto i salari sono aumentati in termini assoluti ma molto meno dell’inflazione.
Il Censis ha infine certificato nel 10% la riduzione del potere d’acquisto del ceto medio “schiacciato dal peso del welfare”.
Ma anche da un panino a 10 euro e da un ombrellone con due lettini a 70.
Non c’è manovra né liberalizzazione che possa restituire il maltolto agli italiani.
Solo probabilmente una vasta operazione di controlli della Guardia di Finanza con tutti gli organi preposti, a partire dal governo.
L’inflazione è una cosa, il carovita un’altra.