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Luca Liistro (head Pharma, Healthcare and Life Sciences Business Unit): «Il settore della sanità sta attirando nuovi interessi»

«Sondiamo un interesse nuovo nel settore». Lo sostiene Luca Liistro, head of Pharma, Healthcare and Life Sciences Business Unit at Chiomenti, che evidenzia come stia cambiando la percezione della salute.

Quali sono le principali sfide che sta affrontando il settore in Italia?

«Siamo un mercato meno sviluppato rispetto ad altri. Questa è già una sfida, ma anche un’opportunità, perché di free cash da destinare alla salute in Italia ce n’è più che in altri settori. Detto questo, ancora non abbiamo visto esempi di quotazione per finanziare progetti tecnologici o di ricerca, ma mi aspetto che questo possa accadere a breve», in un’intervista a MF-Milano Finanza.

«Ad esempio, nel mondo del medtech o in quello della residenzialità non possiamo escludere che alcuni fondi, dopo avere stabilizzato il ritorno legato a portafogli immobiliari dedicati alla gestione della salute, decidano di accedere al mercato. Il contesto pandemico, la curva di crescita che ancora non abbiamo percorso e la curva di sofisticazione dei nostri modelli di investimento che ancora non abbiamo concluso di percorrere, sono tutti elementi che rendono il mercato italiano ricco di opportunità per questo settore».

Il pharma è un settore tipicamente capital intensive. L’Italia, per usare un’espressione in voga, è costellata di capitalisti senza capitali (abituati a sostituire il proprio capitale di rischio con prestiti bancari). Come si conciliano le due cose?   

«Il ricorso al prestito bancario ha sempre connotato gli investimenti dei nostri imprenditori, ma il mondo del farmaceutico in parte sfugge al brocardo “capitalisti senza capitale”. In realtà tutte le farmaceutiche sono liquide e investono capitale proprio e uno dei motivi per cui hanno meno bisogno di andare sul mercato è proprio perché non hanno tipicamente bisogno di denaro».

«Diverso è invece il caso dello sviluppo delle nuove tecnologie: le nostre farmaceutiche tradizionalmente acquistano molecole già in fase 3. Ma la buona notizia è che un intero capitolo del Pnrr è dedicato alla creazione di reti di ricerca. Questa novità non è da poco. Per tornare alla domanda, l’argomento dei capitali nel mondo farmaceutico è probabilmente una sfida che non è data dalla carenza del capitale stesso, ma dal fatto che mancano le modalità per renderlo effettivamente interessante in termini di investimento».

Questa novità rappresentata dal Pnrr è sufficiente a invertire questa tendenza? 

«Non so se sia sufficiente, ma dal dopoguerra non c’era mai stata una quantità così elevata di denaro pubblico sul mercato e la sfida sta proprio lì: tradurre questo denaro in investimenti strutturali e non solo in risposta alla situazione pandemica attuale. Quel che è positivo è il fatto che non si pensi soltanto a un investimento per lo sviluppo dei vaccini, di cui c’è bisogno nel breve termine, ma si parla di centri di ricerca, partenariati tra pubblico e privato per la creazione di reti di ricerca».

In fatto di m&a l’Italia sta diventando sempre più appetibile: per quali ragioni?

«Assolutamente sì, negli ultimi due anni la crescita del mercato m&a è stata sempre e costantemente a due cifre e quest’anno sarà intorno al 30%. Parlando di healthcare, ci sono tanti motivi. Il primo è che è un settore dove gli investitori tradizionalmente non hanno considerato l’Italia terreno fertile e invece ora lo fanno, perché abbiamo gestito con capacità situazioni che altrove sono state gestite con fatica».

«Inoltre, da qualche anno si sono verificate operazioni early stage e adesso qualcuno inizia a raccoglierne i frutti. Quindi gli investitori che tornano dall’Italia dicendo “ho fatto dei ritorni”, inevitabilmente ne attirano altri. In questo momento gli investitori, anche specializzati come i fondi che investono solo in salute, si stanno accorgendo che, dopo una prima operazione timida, hanno ricevuto buoni ritorni e quindi entrano con capitali più importanti direttamente sul mercato primario. Questo crea un volano in un mercato che è ancora early stage e offre opportunità: la nostra previsione è che questa fase di crescita continui».

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