Il governo ha raggiunto un punto di scontro sul tema della riforma del catasto. Ne parla Maurizio Leo, professore di diritto tributario presso la scuola nazionale dell’amministrazione, già vicepresidente della Commissione Finanze della Camera. «La parte immobiliare in politica va maneggiata con cautela» dice, «il braccio di ferro che c’è stato nelle scorse ore andava davvero evitato».
Per Leo «si tratta di un problema politico» che potrebbe avere «conseguenze anche indirette, a livello di tassazione. È vero» spiega «che lo stesso Draghi, come deriva dalla impostazione formale» del testo di riforma «sembrerebbe escludere un aumento diretto della tassazione sulla casa, ma ci saranno effetti indiretti, ad esempio, ricadute sul calcolo Isee delle famiglie, che con gli immobili valutati sul valore di mercato crescerebbe, determinando ad esempio l’aumento dei costi dei servizi ai cittadini, per esempio per gli asili nidi e altre prestazioni statali».
L’ex deputato di An poi pone un problema di metodo perché «un tema così sensibile, relativo alla casa degli italiani non merita di essere messo in delega, più che la forzatura del governo, sarebbe stata preferibile una condivisione in maggioranza».
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