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Le guerre portano alla luce le fragilità delle democrazie | L’analisi

«Le democrazie vivono con molto più disagio dei regimi autocratici le guerre in cui sono coinvolte», dice Angelo Panebianco. Per questo «nulla in modo più netto e più drammatico delle guerre è in grado di portare alla luce certe fragilità delle democrazie», scrive sul Corriere della Sera. «La democrazia è un sistema costruito per risolvere pacificamente le dispute fra i suoi cittadini. Essendo l’antitesi di ciò, la guerra la mette in gravi difficoltà».

«Mentre la democrazia esige, nel suo funzionamento quotidiano, trasparenza, pubblicità degli atti compiuti dai governanti, la guerra, per sua natura, richiede, in molte decisioni, opacità e riservatezza. Inoltre, quando una democrazia è coinvolta direttamente in una guerra essa deve rinunciare a certe libertà il cui godimento è scontato in tempo di pace. Infine, la democrazia deve fare costantemente i conti con gli umori dell’opinione pubblica» e quindi «con il rischio di oscillazioni nella condotta internazionale dei suoi governi che possono compromettere o frustrarne gli obiettivi».

Secondo Panebianco è indubbio che «le democrazie hanno dimostrato in tante occasioni di saper fronteggiare le sfide meglio dei regimi autoritari. Per il fatto che sanno motivare i propri cittadini, nelle situazioni di emergenza, molto più efficacemente di quanto sappiano fare i regimi autocratici con i loro sudditi. Però è una illusione pericolosa ritenere che ciò sia inevitabile. Il consenso dei cittadini deve essere alimentato e sostenuto. Non è un mistero la ragione per cui Putin si augura ancora di prevalere in Ucraina. Egli pensa che alla lunga le democrazie occidentali si stancheranno di sostenere Kiev. Spera che gli argomenti di coloro che, in Occidente, sono contrari a quel sostegno, finiranno per spostare dalla loro parte il grosso delle opinioni pubbliche. Spetta a chi è di parere contrario non smettere di rintuzzare quegli argomenti».

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