Secondo quanto emerge dai dati rilevati da una ricerca di settore del Censis, il settore del Tessile, Moda e Accessori evidenzia nel 2021 un fatturato complessivo prossimo ai 93 miliardi di euro, che si compone di oltre 60 mila imprese, con circa 550 mila addetti ai lavori. L’indagine è stata presentata a Roma, nel corso di un convegno organizzato da Confindustria Moda, a cui hanno partecipato la sottosegretaria alla Cultura Lucia Borgonzoni, il presidente di Confindustria Moda, Ercole Botto Poala, il direttore generale del Censis, Massimiliano Valerii.
«Il valore dell’export è di quasi 68 miliardi di euro» ha detto Valerii «di cui 40 miliardi di euro per esportazioni extra UE. La potenza economica del settore e il suo valore strategico sono confermate anche da altre indicazioni: il TMA è la seconda industria italiana per numero di occupati e nella graduatoria Ue relativa ai settori TMA è al primo posto per valore aggiunto (21 miliardi di euro). Il ruolo nell’economia della filiera rappresentata da Confindustria Moda è trasversalmente riconosciuto dagli italiani che, infatti, la ritengono importante nel 95,7% dei casi: per il 58,3% molto importante e per il 37,5% abbastanza. L’importanza che gli è attribuita» ha concluso «non rinvia ad un generico apprezzamento, poiché l’87,5% richiama la capacità del settore di creare occupazione e reddito, convinzione più diffusa al Centro (91,3%), tra i laureati (88%) e le donne (89,7%), che resta alta trasversalmente a territori e gruppi sociali».
«Lo studio del Censis» ha aggiunto Botto Poala «mette in luce che, se nel prossimo triennio si ritagliasse un pacchetto di investimenti per il settore di 6 miliardi, il ritorno in termini di crescita sarebbe enorme: la produzione industriale crescerebbe di oltre 11 miliardi e il fatturato di quasi 20. Ma le performance del settore non si risolvono solo nei suoi pur importanti dati economici, perché richiamano la materialità della relazione tra le attività produttive delle imprese e le comunità in cui operano, su cui hanno impatti rilevanti per occupazione, redditi, qualità della vita e, in certi casi, anche sulla stessa possibilità di buon vivere in una determinata area geografica».