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[L’analisi] Il dramma dei giovani: in Italia 2 milioni non studiano e non lavorano, al Sud quasi 1 su 3

“Il fenomeno della dispersione scolastica dei 18-24enni riguarda in Italia in media il 12,7 per cento di loro, percentuale che al Sud sale al 16,6 per cento con un distacco di 7 punti dalla media europea del 9 per cento”.

Allarmano il mondo della scuola i dati forniti oggi dal direttore del Censis, Massimiliano Valerii, nell’ambito del convegno annuale dell’Associazione nazionale presidi, una intensa giornata di talk, workshop e tavole rotonde che ha acceso i riflettori su tutte le criticità del panorama scolastico.

Non confortanti sono anche i dati sui Neet, gli under 30 che non studiano, non lavorano e non sono inseriti in un percorso di formazione su cui lo stesso ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, è al lavoro per avanzare una proposta.

“La media europea – ha spiegato sempre Valerii – è del 13,1 per cento, in Italia del 23,1 per cento, cioè riguarda 2 milioni di persone. Al Sud il dato è ancora più drammatico salendo al 32,2 per cento, 19 punti in più della media europea”.

La dispersione scolastica si riaffaccia dunque con tutta la sua drammaticità in una scuola, ha ribadito oggi il ministro, che vuole rimettere al centro i principi di merito, autorevolezza, rispetto e tornare ad essere “ascensore sociale”.

Con un chiarimento da parte del titolare del dicastero sull’idea avanzata ieri di sanzioni contro gli studenti violenti che prevedano il ricorso ai lavori socialmente utili: “Se sospendo per un anno un ragazzo – ha spiegato davanti all’assemblea di dirigenti scolastici – non faccio il bene del ragazzo e della società, quel ragazzo magari diventerà persino un deviante e quindi accentuerà le sue propensioni devianti verso altre derive che possono essere socialmente pericolose mentre invece molto meglio sarebbe coinvolgerlo in lavori socialmente utili. Dobbiamo insegnare ai ragazzi a maturare e a crescere”.

La dispersione scolastica in Italia è figlia in gran parte dell’indigenza delle famiglie, dal momento che un milione e 400mila giovani vivono in condizioni di povertà assoluta.

Ma trae la sua origine anche dai fattori che determinano le disuguaglianze educative, rimuovere i quali è l’obiettivo dei Patti Educativi Territoriali, accordi tra istituzioni scolastiche, Enti Locali e associazioni del Terzo Settore, che coinvolgono intere comunità locali in progetti di crescita e di sviluppo per il rilancio di territori marginali.

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