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La “questione verde” è il grande discrimine politico degli anni 2000 | L’analisi di Antonio Polito

«Non avviene di frequente che il Parlamento europeo, di solito assemblea sonnacchiosa e non usa a dividersi sui grandi ideali, si spacchi in uno scontro all’ultimo voto sulla legge detta del “Ripristino della natura”». Ne ha parlato Antonio Polito sul Corriere della Sera, che parla del “green” come nuovo confine e orizzonte per l’Europa: «Come la “questione democratica” nell’800 e la “questione sociale” nel ’900, la “questione verde” si candida a diventare il nuovo grande discrimine tra destra e sinistra degli anni 2000».

«È andata in pezzi la Grande Coalizione che regge la Commissione von der Leyen: i Popolari di Weber hanno tentato il colpaccio alleandosi con le destre per far fallire il progetto, mentre» osserva l’editorialista «le sinistre unite hanno sostenuto la legge di Timmermans, il commissario al Green Deal che sta diventando lo spauracchio di molti governi europei. Che la transizione ecologica fosse un pranzo di gala potevano del resto pensarlo solo gli ingenui e gli utopisti. Sembra piuttosto fatta apposta per aprire divisioni nelle società opulente sulla base di interessi materiali e molto concreti, un tempo si sarebbero detti “di classe”. Da un lato i ceti urbani, dall’altro quelli rurali. Da un lato i nuovi lavoratori dell’economia immateriale e digitale, che vorrebbero un mondo più rispettoso della natura, dall’altro chi lavora con la terra, i trasporti, gli animali, e dalla natura trae il suo reddito».

«Da un lato i giovani che seguono Greta e si preoccupano del futuro del Pianeta perché è anche il loro, dall’altro chi teme di impoverirsi oggi in cambio di un domani che probabilmente non vedrà. Ci sono insomma tutti gli elementi per il grande dramma sociale, del genere che mette contro generazioni e ceti, che si trasforma in una “guerra culturale” tra progressisti e conservatori, tra rivoluzionari e reazionari. Tocca ai vertici europei, che tra l’altro l’anno prossimo cambieranno con le elezioni, e tocca ai governi nazionali» conclude Polito «fare in modo che l’indispensabile transizione ecologica non fallisca, trasformandosi in un aspro e inconcludente conflitto tra Stati, tra popoli, tra cittadini».

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