Un comitato congiunto di rappresentanti del Senato e delle imprese degli Stati Uniti sta esaminando i rischi derivanti dall’interdipendenza delle loro produzioni dagli shock esogeni di natura geopolitica, ambientale e sociale, che un economista di Cambridge, Bill Janeway, ha definito mesoeconomia o economia di mezzo, composta da un insieme di collegamenti (nodi) tra variabili non considerate nelle consuete valutazioni macro e microeconomiche.
A voler essere pignoli, questi shock sono i “cigni neri”, la cui mancata considerazione indusse nel 2007 l’epistemologo Nassim Taleb ad accusare gli economisti di corte vedute, oggi tornata in auge a seguito degli errori predittivi commessi dai modelli econometrici che stanno creando problemi alle scelte monetarie delle banche centrali e ai bilanci dei governi.
Gilliam Tett tratta l’argomento in un bell’articolo del Financial Times del 24 maggio affermando che l’importanza del sistema mesoeconomico è ormai emerso in tutta evidenza.
Nel suo scritto del 17 maggio su Project Syndacate Janeway sostiene che l’italiano Luigi Pasinetti è il secondo mesoeconomista dopo Wassily Leontief, l’ideatore della input-output table, essendo uno dei pochi che ha esaminato congiuntamente sul piano teorico la macro, la micro e la mesoeconomia; ma, aggiunge, allora non disponeva dei progressi raggiunti dalla scienza dei dati (per brevità, l’intelligenza artificiale) e dalla potenza di calcolo dei computer.
Oggi è invece possibile valutare gli effetti dell’economia di mezzo, tenendo conto delle cause degli shock esogeni che alterano i risultati dei modelli econometrici e condizionano le scelte di politica economica.
Questa è la linea che un gruppo spontaneo di studiosi di varia estrazione scientifica sta portando avanti, accettando l’idea che si debba andare oltre la logica econometrica, per incorporare gli effetti anticipatori degli shock già presenti in più di una variabile, se si usano tutti gli strumenti dell’innovazione tecnologica, per semplicità dal machine learning agli strumenti di intelligenza artificiale, in attesa di poter incorporare la loro logica con quella dei modelli econometrici utili per i periodi di quiete, invero sempre meno probabili.
Janeway usa questi concetti per sostenere che la mesoeconomia rilancia la politica industriale come tessitrice di una rete di sicurezza nazionale, economica e sociale, un risultato che induce la Tett ad affermare che questa impostazione di governo è oggi l’unica materia di comune interesse tra Stati Uniti e Cina, anche se mossa da interessi confliggenti secondo i classici principi dell’unicità degli strumenti e dell’eterogeneità dei fini.
Infatti, il trattamento scientifico delle informazioni a fini economici, politici e bellici ha cambiato le basi della competizione tra grandi potenze, investendo le scelte delle piccole, compresa ovviamente l’Italia.
La lettura della realtà da affrontare richiede nuove lenti e la sua comprensione nuovi linguaggi, come già avvenne per la rivoluzione copernicana e il cannocchiale di Galileo.
Invero, si giunse a tanto perché sospinti dalle conoscenze matematiche di Leibniz e Newton; ma ancora prima dall’inesauribile fantasia di Leonardo, senza la quale non esisterebbero i geni dell’intelligenza artificiale.
Quindi nulla di nuovo sotto il sole.