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Italo Federici (vicesegretario Anm): «I fondi del PNRR dipendono dalla riforma della Giustizia»

“Tutti i fondi del Pnrr previsti per l’intera PA dipendono dalle riforme del settore Giustizia. Peccato che i parametri del comparto non siano stati oggetto né di un confronto con gli operatori del diritto né di una approfondita analisi dei flussi dei procedimenti giudiziari. Questo fa sì che l’architettura della riforma sia fragile e i fondi siano a rischio. Senza parlare dei possibili e gravi riflessi sulla qualità della giurisdizione: Unicost in più occasioni ha fatto presente questa grave criticità”.

Lo sottolinea, parlando con l’Ansa, il vicesegretario dell’Anm e componente Unicost Italo Federici che mette in dubbio la possibilità di raggiungere obiettivi troppo ambiziosi. “Il Pnrr, ancorando i finanziamenti europei per la ripresa dell’intero Paese esclusivamente alla tenuta e al miglioramento del sistema Giustizia, – prosegue Federici – prevede obiettivi molto ambiziosi, forse troppo: abbattimento dell’arretrato civile del 65% in primo grado e del 55% in appello, entro la fine del 2024; abbattimento dell’arretrato civile del 90%, in tutti i gradi di giudizio, entro la metà del 2026; riduzione del 40% della durata dei procedimenti civili entro la metà del 2026; riduzione del 25% della durata dei procedimenti penali entro la metà del 2026.”

“Tali obiettivi sono stati individuati dal Ministero a seguito di una trattativa con la Commissione europea, ma senza alcuna interlocuzione non dico con l’Anm e le organizzazioni sindacali del personale amministrativo, ma neppure con il Csm. Su quali basi – domanda Federici – si fonda l’analisi statistica condotta per la determinazione delle aliquote di smaltimento? Sono numeri ragionevolmente perseguibili?”

“Il raggiungimento degli obiettivi proposti imporrà un ulteriore significativo aumento della produttività degli uffici giudiziari, da sempre già di molto superiore alla media europea. E questo avrà inevitabili riflessi sulla qualità della giurisdizione. Non si può davvero pensare – rileva Federici – di risolvere in così poco tempo il decennale problema del ‘debito pubblico della Giustizia italiana’ con personale a tempo, privo di esperienza e di competenze specifiche, e senza una formazione adeguata per i delicatissimi compiti che gli si vuole affidare”.

È ovvio, allora, – sottolinea ancora Federici – che c’è un problema di organizzazione di uffici e di scoperture di organico che è centrale. Questioni che non vengono ancora adeguatamente affrontate.”

“La magistratura farà, come sempre, la sua parte per un ulteriore miglioramento del servizio reso alla cittadinanza ma gli obiettivi promessi alle Istituzioni europee non sono raggiungibili senza riforme sostanziali e procedurali, ormai non più procrastinabili – aggiunge il vicesegretario generale dell’Anm -. Senza interventi strutturali, qualunque risultato che si riuscirà a conseguire attraverso il Pnrr rischierà di essere vanificato dalla successiva nuova formazione di arretrato in tempi relativamente brevi”.

“Il Pnrr rischia così di diventare un’occasione persa, attraverso cui le responsabilità politiche e sociali connesse al mancato mantenimento degli obiettivi ipotizzati verrà a ricadere – e questo è davvero un paradosso – sulla magistratura e sul personale degli uffici giudiziari”, conclude con amarezza Federici.

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