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Il paradosso della crescita italiana | L’analisi di Paolo Balduzzi

Uno dei grandi paradossi economici del nostro paese, perlomeno negli ultimi tempi, osserva sul Messaggero Paolo Balduzzi, è legato all’andamento della produzione industriale.

Nonostante i dati positivi sull’occupazione, che continua a crescere, e sul reddito, che aumenta a ritmi non certo entusiasmanti ma ormai regolarmente positivi, il livello di produzione industriale risulta in diminuzione da un anno e mezzo, e i dati più recenti della produzione industriale domestica stabiliscono addirittura il livello minimo negli ultimi dieci anni.

Per comprendere e contrastare questa tendenza, secondo Balduzzi, bisogna considerare il contributo che il settore dei servizi – il cosiddetto “terziario” – può dare al sistema economico.

In effetti, i servizi attirano sempre più personale e oggi occupano oltre il 70% della forza lavoro.

Si tratta di un dato in crescita, tanto nel lungo quanto nel breve periodo.

Il settore secondario, cioè l’industria, al contrario, mostra una dinamica opposta di regolare diminuzione dei lavoratori.

Il problema è che questa transizione avviene a discapito della produttività, perché interessa principalmente servizi dove questa è più bassa (come la ristorazione e il turismo) e poco, o quasi per nulla, quelli dove invece è più elevata (come ad esempio, i servizi finanziari, in campo economico, o quelli informatici e legati all’intelligenza artificiale, in campo tecnologico).

Per questa ragione, il terziario compensa il calo della produzione industriale – e infatti il prodotto interno lordo continua a crescere – ma non ci permette, ancora, di fare quel salto di qualità che il Paese aspetta da tempo.

Cosa servirebbe dunque per tale cambiamento?

La risposta deve essere articolata.

Da un lato, infatti, non si può e non si deve accettare la dinamica negativa dell’industria come una tendenza irreversibile.

Dall’altro lato, non si può che provare a valorizzare ulteriormente proprio il settore terziario e a farlo crescere.

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