Ci vuole “pazienza e cautela” per vedere gli effetti della lotta all’inflazione messa in campo dalla Bce tramite il rialzo dei tassi ma una pausa dei rialzi “non è lontana” e dovrebbe arrivare entro l’anno, dopo i nuovi aumenti di giugno e luglio.
Nel frattempo, se l’aumento delle rate morde chi ha sottoscritto un mutuo variabile, tuttavia “non c’è un problema sistemico” anche grazie alle misure di sostegno e al basso debito delle famiglie.
Il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco conferma, in una intervista a Skytg24, la sua linea favorevole alla stretta monetaria tenendo sempre in conto però i possibili effetti negativi.
Nel consiglio direttivo, come emerge dai verbali dell’ultima riunione di giugno, si sono previsti almeno altri due rialzi (giugno appunto e luglio) restando comunque pronti a cambiare rotta se arriveranno dati diversi.
La politica restrittiva di Francoforte, sottolinea Visco “non è quella della Lagarde ma del consiglio” e comunque sta per arrivare a toccare consumi e investimenti dopo aver frenato la crescita dei prestiti e questo raffredderà i prezzi.
Ci vuole quindi del tempo, ribadisce Visco che a fine ottobre lascerà la banca dopo 50 anni di lavoro e 12 come governatore.
Un periodo quest’ ultimo “difficile” ha sottolineato, con il punto peggiore (nel quale Visco era insediato da poco) durante la crisi del debito che portò al governo Monti di fine 2011 e le sue misure draconiane che riuscirono tuttavia, assieme all’intervento della Bce di Draghi, “a riportare la fiducia dei mercati” nell’Italia.
Fra le conseguenze ci furono anche i casi di crisi delle banche che portarono però a un cambio di passo nel trattamento dei crediti deteriorati che è servito ad attraversare la crisi Covid.
Ora le banche “sono solide” nel complesso e devono mantenere la guardia alta sulla crescita degli Npl.
La vigilanza unica aiuta ma, rileva il governatore, occorre “lavorare per disegnare meglio l’utilizzo del backstop bancario”.
E qui il governatore torna ancora una volta sulla vicenda Mes, che il nostro è l’unico paese a non aver sottoscritto.
“Dissi che l’utilizzo non doveva essere percepito come strumento per ristrutturare il debito del Paese perché altrimenti aumenta lo spread; non ero, quindi, contro la revisione ma contro l’interpretazione”.
Infatti “la revisione è, tutto sommato, modesta e non lo peggiora e c’è un elemento importante: utilizzare i fondi disponibili, molto elevati, per le crisi bancarie”.
Una volta sottoscritto si potrà lavorare a queste revisioni.
E oltre agli istituti sotto stress ci sono famiglie e imprese per il rialzo dei tassi.
Per fortuna solo un terzo dei mutui sono variabili per chi è in condizioni di difficoltà ci sono vari strumenti (fondo gasparrini) ma Visco sembra escludere un aiuto generalizzato ricordando come chi ha il mutuo fisso potrebbe sottolineare appunto i minori costi sopportati fino a pochi mesi fa dai variabili.
E se la crescita, per l’azione della Bce e le tensioni geopolitiche, rallenta, ancora più centrale sarà portare avanti il Pnrr visto l’effetto sul pil del Paese.
Le analisi dell’ufficio studi di Bankitalia indicano sul prodotto interno “due punti aggiuntivi entro il 2026” ma altri “3-6 punti entro il 2030″ grazie alla spinta sulla produttività”.
Visco non entra nel dialogo sulla quarta rata fra il governo e Bruxelles ma sottolinea come sia “utile” il “ruolo di verifica della Commissione”.
Verifiche che però deve fare anche il governo.