“Non è nell’interesse degli agricoltori farsi etichettare di destra o di sinistra, dovrebbero rifuggire da chi cerca di mettere il cappello sopra i trattori poiché i problemi all’origine della protesta sono reali e vanno quindi affrontati con l’apporto di tutti”.
Lo scrive Carlo Valentini su Italia Oggi dove muove una critica all’Ue: “Si potrebbe partire da un precedente, quello dell’austerity.
I Paesi mediterranei, in particolare Italia e Grecia, subirono severe decisioni.
Se ci fossero state dimostrazioni dei cittadini come quelle di questi giorni dei contadini quei provvedimenti sarebbero stati rivisti e non si sarebbe arrivati alla contrazione di talune economie (a vantaggio di altre).
È vero che c’erano regole europee da rispettare ma è altrettanto vero che l’Italia è uno dei grandi Paesi dell’Europa e senza di essa l’Ue (che fa comodo anche ai tedeschi) cesserebbe di esistere.
La vicenda dell’austerity avrebbe dovuto fare comprendere a Bruxelles che non è possibile emanare direttive chiusi in una stanza senza finestre, non considerando le differenze.
Invece è avvenuto così anche per la cosiddetta transizione ecologica che comprende dall’obbligo dell’auto elettrica, con la condanna del fiorente comparto italiano dell’automotive, (e ci rende in buona parte dipendenti dalla Cina) alla programmazione agricola.
L’Europa – sottolinea Valentini – anziché indicare degli obiettivi da raggiungere lasciando ogni Paese libero di decidere in che modo arrivarci, emana norme rigide fino ad imporre, in agricoltura, metodi di coltura di molti prodotti, al contempo allargando il mercato a farmer extra-Ue che non debbono sottostare a tali normative e quindi a tali costi.
È giusto che il pomodoro cinese o il frumento americano, ottenuti senza dovere sottostare alle regole Ue, stiano soppiantando i prodotti europei, più costosi perché più regolamentati?
Ed è giusto che i contributi europei (300 miliardi nel 2023-27) servano per ridurre, poniamo, gli allevamenti anziché essere investiti nel loro sviluppo anche tecnologico?
L’Europa in crisi deve tramutare l’autoritarismo in un dirigismo composito e solidale.
Poi – conclude – ogni Paese deve fare la sua parte e l’aumento del peso fiscale sugli agricoltori avvenuto in Italia è, in questo momento, assurdo”.