Sul Giornale anche Augusto Minzolini si occupa del caso dei dossieraggi.
E ricorda come già due settimane fa egli avesse parlato di mercato nero dei dossier.
Sono passati quindici giorni e dopo il finanziere, l’hacker, il bancario è la volta del poliziotto, del presidente della Fiera e degli immancabili esperti informatici che hanno messo in piedi un commercio di informazioni riservate, appunto di dossier, da vendere ad imprenditori, a finanzieri, a rampolli che puntano ad aumentare le loro quote di eredità e magari anche a personaggi che orbitano nel mondo della politica o con la politica intrattengono rapporti di business.
Qualcuno dirà che sono stato facile profeta, in realtà non sono né un indovino, né leggo le viscere degli animali per prevedere il futuro come gli aruspici.
Solo che chi legge con attenzione, curiosità e una buona dose di onestà intellettuale la perversione che ha contagiato il Paese da quattro decadi, ci avrebbe messo davvero poco a capire dove saremmo arrivati.
Nel nostro Paese è di moda spiare la «vita degli altri».
La fobia della Stasi che ha rovinato milioni di persone ai tempi in cui la Germania dell’Est era sotto il giogo sovietico, è diventata da noi un fenomeno sociale.
Sarà per quello strano sentimento, per usare le parole di Berlusconi, sempre negato ma che si manifesta tutti i giorni, cioè l’invidia sociale.
Sarà perché quei metodi hanno permesso ormai tanti anni fa agli sconfitti della Storia, ai comunisti, di andare al governo criminalizzando chi era stato dalla parte giusta e assassinando politicamente chi a sinistra aveva avuto ragione, cioè i riformisti.
Sarà per tante altre ragioni, ma quella cultura, quella pseudo cultura ha pervaso la nostra società.
Del resto era inevitabile: nel Belpaese dai tempi di Tangentopoli ad oggi, raggiungendo l’apoteosi nella stagione grillina, è ritenuto un meccanismo civile mettere dentro le persone e gettare la chiave se non tirano in ballo qualcun altro, salvo scoprire nei processi che si tratta spesso di innocenti; oppure smerciare sui mezzi d’informazione verbali, intercettazioni, avvisi di garanzia alla rinfusa o secondo una logica accusatoria; o, appunto, confezionare dossier.
Lo scopo non è spiare la vita degli altri, ma rovinare la vita degli altri.
Perché nella Francia dell’Assolutismo o in quella giacobina, nella Russia dei soviet o in quella di Putin (non per altro arrivato alla politica dopo aver guidato il Kgb) l’inventare accuse, lo spiare, la delazione da sempre sono la vera essenza del Potere.