“Le promesse prima del voto, si sa, valgono quanto quelle, proverbiali, dei marinai”. Ne parla Goffredo Buccini sul Corriere della Sera descrivendo le ombre di irrealtà sulla campagna elettorale: “Del resto, nessuno può pretendere che, andando a chiedere appoggio ai cittadini, un candidato offra loro «sangue, fatica, lacrime e sudore», come Churchill nel famoso discorso del maggio 1940 alla Camera dei Comuni.
E d è quest’ombra bellica immanente ciò che accentua il senso di straniamento dal quale è attraversato il discorso pubblico approssimandosi al 25 settembre. Mai nella nostra storia repubblicana una campagna elettorale era apparsa così scollegata dalla realtà.
Onesto sarebbe dire agli italiani che tocca coprirsi bene per il lungo inverno e faticare tutti un po’ di più per come si può, per quanto le forniture energetiche lo consentiranno. Spiegare loro che per qualche anno ci sarà, sì, da sperare in salvagenti, ma non certo da attendersi regalie. Ora – sottolinea l’editorialista – siamo alla fiera delle buone intenzioni, tutte destinate al falò.
Analisti e cacciatori di bufale sostengono senza girarci attorno che nessuno o quasi tra gli impegni più importanti assunti dai concorrenti del 25 settembre abbia serie possibilità di essere realizzato nel breve o nel medio periodo. Non appare insomma così strano che, ormai a pochi giorni dall’apertura dei seggi, la percentuale di indecisi sia arrivata al 42%.
Si segnala poi, prosegue Buccini, “l’inquietante dimensione dell’area grigia, del non-detto, all’interno delle coalizioni. È come se si mettesse in cartellone una partita di calcio sapendo già, sin dagli spogliatoi, che in realtà se ne giocherà una di pallacanestro.
L’equivoco, certo, è stato alimentato da una legge elettorale ambigua e pericolosa che, tenendo insieme il peggio del sistema proporzionale e di quello maggioritario, costringe ad alleanze fasulle chi molto probabilmente non avrebbe la coesione minima per governare più di sei o otto mesi.
Ma l’area grigia adesso è ingigantita da un convitato di pietra nel dibattito esterno e interno ai gruppi politici: Vladimir Putin.
Il vero grande tema continua a riemergere dalla realtà, amplificato dai travagli di questi giorni, e distorce qualsiasi programma, che infatti risulta subito vecchio e irrealistico appena lo si scorra: è il tema della guerra, delle sanzioni e in definitiva – conclude – del decisivo scontro tra democrazie liberali e regimi autoritari postmoderni”.