Le notizie circa il crollo della natalità in Francia stanno mostrando con evidenza l’importanza delle politiche familiari. Come spiega molto bene Massimo Calvi su Avvenire, infatti, durante la presidenza di François Hollande, nel 2014 e nel 2015 per la prima volta gli assegni familiari sono stati collegati al reddito e ridotti di importo, e il quoziente familiare limitato nel suo beneficio massimo. Alla faccia di chi sostiene che sia solo una questione culturale…
Non ha un impatto culturale quando lo Stato dice alle famiglie: mi interessate poco?
E questi dati preoccupanti hanno spinto la ministra alla solidarietà transalpina, Aurore Bergé, a dire senza mezzi termini: “Dobbiamo cambiare la politica familiare cercando di far capire che è innanzitutto una politica al servizio di tutte le famiglie e una politica che deve incoraggiare e sostenere la natalità. I francesi che vogliono avere figli oggi hanno i mezzi per soddisfare uno dei desideri più forti che possiamo avere? Ed è compito dello Stato sostenerli in questo”.
Ed è da ieri che ogni tanto me le rileggo questa parole…
Perchè il centro è tutto lì: non dobbiamo convincere nessuno a fare figli, dobbiamo semplicemente mettere nelle condizioni di farlo chi li vuole.
Vediamo cosa faranno i nostri cugini che partono da una situazione di gran lunga migliore della nostra e proviamo a seguire il loro esempio: a differenza nostra non si limiteranno a commentare i dati, ma c’è da giurare che interverranno velocemente e drasticamente per arginare il fenomeno. Come sta facendo anche il Giappone che ha creato un’Agenzia per la natalità ed ha investito quasi 30 miliardi di euro l’anno per i prossimi 5 anni. Al contrario di quello che stiamo facendo noi.
Quello che emerge (che tristezza) è che chi copia l’Italia (vedi collegare gli assegni al reddito) crolla demograficamente.