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Giampaolo Galli (economista): «La protesta dei sindacati per la riforma fiscale»

Le riduzioni delle imposte vanno ad avvantaggiare i redditi medi, ma dimenticano i dipendenti e i redditi bassi. Come riporta Giampaolo Galli, questo è il motivo della protesta dei sindacati, che sostiene sia «Difficile usare criteri scientifici per dire se hanno ragione, dal momento che la distribuzione del reddito è argomento altamente soggettivo».

Ma continua, «si può certamente dire che la riduzione si concentra sui redditi medi; secondo i calcoli dell’Osservatorio sui Conti Pubblici – che andranno rivisti in base alle decisioni sulle spese fiscali – la riduzione dell’imposta è di 100 euro per un reddito di 20.000 euro e di 320 per un reddito di 30.000. Sopra i 30.000, il beneficio cresce da 620 euro per un reddito di 40.000 euro, sino a un picco di 920 euro per un reddito di 50.000 euro; poi cala rapidamente», sostiene su InPiù.net.

«L’altra cosa che si può ragionevolmente dire è che non sembra che i redditi bassi da lavoro dipendente siano maltrattati. Secondo l’ultimo rapporto del Mef, relativo alle dichiarazioni sul 2019, l’80% dei 22,5 milioni di lavoratori dipendenti paga un’imposta media di soli 5.580 euro. I restanti 4,4 milioni di dipendenti non dichiarano imposta per effetto sia di livelli di reddito che rientrano nella no tax area, sia delle detrazioni che, come noto, diminuiscono al crescere del reddito. Se poi si considerano i soggetti la cui imposta netta è interamente compensata dal bonus di 80 euro (oggi 100), i lavoratori dipendenti che non versano Irpef sono quasi 7 milioni».

«Un altro modo di valutare come vengono trattati i redditi bassi è che i contribuenti con meno di 20 mila euro (dipendenti e non) rappresentano il 44% del totale e versano solo l’11% dell’Irpef. Invece nella fascia fra 26 e 55 mila euro c’è il 16% dei contribuenti e costoro pagano il 33% dell’intera imposta. Questi sono i redditi medi più tartassati che, secondo l’accordo di maggioranza, vanno favoriti. Tutto bene sulla carta. Salvo il fatto che, per via dell’evasione, questi dati ci fanno vedere una realtà deformata».

«Secondo le stime della ex-commissione Giovannini al Mef, l’evasione si annida soprattutto fra autonomi e imprese soggette Irpef; costoro evadono il 70% del dovuto(!). Ma c’è anche un’evasione dei lavoratori dipendenti che ricevono redditi da lavoro o altri redditi in nero. E con tutto il bene che si può dire del governo Draghi è difficile, per via della sua composita maggioranza, che sull’evasione possa fare molto». 

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