Analisi, scenari, inchieste, idee per costruire l'Italia del futuro

Enrico Giovannini (Ex Presidente Istat): «Sul lavoro vediamo gli effetti della seconda ondata. Creare una banca dati nazionale dei disoccupati»

La crisi è diseguale. Ci sono aziende in difficoltà e aziende che non lo sono. Giovani e donne che perdono il lavoro, e più over 50 con un reddito rispetto ad un anno fa. Ecco perché «per affrontare l’emergenza c’è bisogno, per decreto, di una banca dati nazionale degli occupati, dei cassintegrati e dei disoccupati». Lo sostiene Enrico Giovannini, ex Presidente dell’Istat e Ministro del Lavoro, intervistato sulla Stampa da Alessandro Barbera.

Cosa deve preoccuparci di più degli ultimi numeri sull’occupazione? «Purtroppo il dato complessivo. Se guarda la curva degli occupati, dall’inizio dell’estate in poi era iniziata una ripresina che ora si è interrotta. Si stanno facendo sentire gli effetti della seconda ondata, che da un punto di vista occupazionale non è meno grave della prima». Chi ha perso il lavoro quest’anno? «Essenzialmente lavoratori a termine, in grandissima parte giovani e donne, anche quelli il cui contratto scadeva a dicembre. Tipologie di occupati che avevano già pagato il prezzo del lockdown di primavera. Le leggo qualche dato: nel corso del 2020 fra gli over cinquanta ci sono stati duecentomila occupati in più, il 2,3%, mentre nella fascia 15-24 anni ha perso il lavoro il 13,4. L’occupazione femminile è diminuita di 312 mila unità, quella maschile di 132mila».

Gli occupati fra gli over 50 aumentano perché sono quelli che in questi mesi hanno potuto contare sulla cassa integrazione. Non era prevedibile tutto ciò? «Non esattamente. L’aumento dei disoccupati a dicembre significa che le imprese hanno scarsa fiducia su una ripresa rapida dell’economia. Se tutto andrà bene, se la campagna vaccinale procederà spedita, il Pil tornerà a crescere in maniera sostenuta nella seconda metà dell’anno». Il 30 marzo scade il termine per il blocco generalizzato dei licenziamenti. Non occorre passare a misure più mirate? «Senza dubbio, anche perché la quota dei giovani occupati sull’occupazione totale è molto alta in quel terzo delle imprese che dichiarano di trovarsi in difficoltà. Se quelle imprese chiuderanno, l’effetto sull’occupazione giovanile sarebbe molto forte».

SCARICA IL PDF DELL'ARTICOLO

[bws_pdfprint display=’pdf’]

Iscriviti alla Newsletter

Ricevi gli ultimi articoli di Riparte l’Italia via email. Puoi cancellarti in qualsiasi momento.

Questo sito utilizza i cookie per migliorare l'esperienza utente.