«Il Recovery Plan è un grande successo di Mario Draghi, prima che dell’Italia. Avrei però preferito un impegno preciso a non rinnovare Quota 100». Lo afferma Elsa Fornero, ex ministra del Lavoro, intervistata sulla Stampa da Gabriele De Stefani.
Perché il Pnrr la convince? «Perché Draghi si è mostrato lungimirante, ha scommesso sugli investimenti e sulle riforme e dimostrato di avere quella visione di lungo periodo che era mancata al governo precedente». Anche con quella telefonata a Von der Leyen. «Dico che il successo è del premier, prima che dell’Italia, perché conosco bene Ursula von der Leyen: lei e la Commissione Ue si sono fidate di Draghi perché ne conoscono il valore e la credibilità. Non a caso le trattative si sono sbloccate con quella chiamata. Mi lasci dire però che il difficile viene adesso».
«L’Italia è bravissima a scrivere i progetti, molto meno a realizzarli. Ora il governo dovrà garantire il salto di qualità nell’attuazione. Draghi dovrà essere bravo a difendere il suo lavoro: tutti inizieranno a chiedere questo o quel provvedimento per interessi di parte, ma il governo dovrà tenere la barra dritta e non farsi imbrigliare in discussioni infinite. Non va confuso il messaggio chiarissimo che arriva con il Recovery: la strada intrapresa è quella degli investimenti che tutti ci chiedono da 30 anni. Una sola riforma non ci chiedono più: quella del sistema previdenziale, perché l’abbiamo fatta. Ecco perché quel cedimento su Quota 100 non mi è piaciuto».
È difficile pensare che il governo Draghi la prorogherà. Quella modifica in extremis sembra più un contentino alla Lega. «Il governo sa che quella è stata una misura miope e propagandistica, che faceva pagare il conto ai giovani e andava contro l’andamento demografico del Paese. Resta il fatto che sarebbe stato molto meglio prendere un impegno formale. Avrebbe avuto ben altro valore».