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Ecco le raccomandazioni Ue su conti e riforme | Lo scenario

La Commissione europea fa arrivare le sue raccomandazioni, fulcro delle politiche di coordinamento e sorveglianza economica dell’Ue, e guardano già al nuovo Patto di stabilità non ancora approvato: per la prima volta infatti le raccomandazioni specifiche per Paese sono formulate sulla base della spesa primaria netta (quella al netto delle entrate una tantum, interessi o spese per la disoccupazione), l’indicatore unico che nella nuova governance sarà al centro dei piani di medio periodo degli Stati Ue.

L’annuncio di questa transizione sulle raccomandazioni era arrivato a inizio marzo assieme alle linee guida per il 2024. I tedeschi avevano subito protestato con decisione per la forzatura, visto che così vengono applicate regole non ancora varate. Va chiarito però che per la Commissione si tratta di una scelta comunque compatibile con la governance già in vigore.

Di lì a poco, comunque, il Consiglio Ue ha trovato una prima sintesi, consentendo alla Commissione di formalizzare la proposta di riforma del Patto (ad aprile), comunque oggetto della trattativa in corso tra sherpa (un nuovo incontro del gruppo di lavoro dedicato era in agenda proprio oggi). L’obiettivo è avere il via libera al nuovo Patto entro fine anno quando scadranno le clausole di salvaguardia. Riforma o meno, comunque, tra un anno esatto e con il prossimo “Pacchetto di Primavera” del 2024 torneranno anche le procedure di infrazione, non previste invece in questa fase.

Le raccomandazioni del 2022 per l’Italia chiedevano una «politica di bilancio prudente» e di limitare «la crescita della spesa corrente finanziata a livello nazionale al di sotto della crescita del prodotto potenziale a medio termine». È poi prevedibile che nelle raccomandazioni all’Italia domani la Commissione ribadisca la richiesta di procedere con il Pnrr in linea con le tappe e gli obiettivi concordati. Che indichi al Paese di puntare a un ritorno del deficit sotto il 3% del Pil con una riduzione «credibile e graduale», come del resto già avvenuto nel 2022.

Sul fronte delle riforme un anno fa l’esecutivo Ue aveva chiesto all’Italia di «adottare e attuare in modo appropriato la legge delega per la revisione fiscale, in particolare rivedendo le aliquote marginali effettive, allineando i valori catastali agli attuali valori di mercato, razionalizzando e riducendo le spese fiscali, anche per l’Iva, e i sussidi dannosi per l’ambiente, garantendo al contempo l’equità, e riducendo la complessità del codice fiscale». Intanto si è appreso oggi che il Pil dell’Ocse è cresciuto dello 0,4% nel primo trimestre 2023, dopo il +0,2% del trimestre precedente. In Italia è cresciuto dello 0,5%, dopo la contrazione dello 0,1% del trimestre precedente.

«Secondo l’Ocse l’Italia nel primo trimestre 2023 segna una crescita superiore agli altri grandi attori globali», ha sottolineato il ministro alle Imprese e il Made in Italy Adolfo Urso notando come il Paese sia sopra la media dei Paesi G7 (+0,3), e anche dei singoli big mondiali come Giappone (+0,4%), Stati Uniti (+0,3%), Francia (+0,2%), Gran Bretagna (+0,1%) o Germania (Pil invariato). «Siamo sulla strada giusta», ha detto il ministero. Peggio delle previsioni poi l’andamento a maggio dell’indice dei responsabili degli acquisti (Pmi index) del settore manifatturiero nella zona euro, sceso a 44,6 punti contro una previsione di 46,2 e i 45,8 punti di aprile. L’indice Pmi tedesco è invece sceso a maggio a 42,9 punti, contro una previsione di 45 e i 44,5 punti di aprile.

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