In un videomessaggio al primo forum “Risorsa mare” la premier Giorgia Meloni detta la via da seguire nelle politiche del mare: inquadrare (e valorizzare) questo elemento in una strategia come il Piano del mare; fare del Paese un hub dell’energia, attraversato da vari tipi di pipeline, aumentare la centralità nei traffici marittimi e scoprire l’ignoto ma ricco mondo subacqueo con le relative risorse geologiche.
Sono poi i suoi ministri, a Trieste, a declinare quelle indicazioni.
Il valore aggiunto prodotto dall’economia del mare nei 27 Paesi dell’Ue nel 2019 era di 184,9 miliardi, con 4,5 milioni di occupati.
In questo contesto l’Italia è il terzo Paese sia per valore aggiunto, con 24,5 miliardi, sia per occupati, con oltre 540mila posti di lavoro.
Un sistema economico che contribuisce con circa 65 miliardi di euro al Pil del Paese, secondo i dati elaborati da The European House-Ambrosetti.
Il ministro Nello Musumeci che ha voluto la due giorni triestina, prima tappa di un itinerario di città di mare spiega che il Piano mare connette 10 ministeri e individua 10 economie del mare come nautica, sport, crocieristica, cantieristica, biologia marina e subacquea, straordinaria novità, che rimbalzerà per tutta la giornata.
Il mondo subacqueo per l’80 per cento è ancora ignoto, ma è “importante anche per terre rare e risorse naturali”.
Il mondo si è rimpicciolito, il Mediterraneo è mare strategico ma piccolo, “medio oceano chiuso fra Suez e Gibilterra e su questo ci giochiamo il nostro futuro, con il confronto con potenze dell’Indo Pacifico e dell’Atlantico”.
Trieste in questo ambito è sito centrale, non più “porto dei Balcani ma dell’Europa centrale”.
E cosa si può fare su e in questo mare?
Gilberto Pichetto Fratin, ministro Ambiente e Sicurezza energetica parla di eolico offshore: “Abbiamo aree del mare dove la ventosità è tale da poter essere una risorsa di energia rinnovabile” e annuncia che “a brevissimo sarà presentato un provvedimento per la creazione della eolica off shore”.
Prematuro indicare dove: se le piattaforme saranno molto al largo, “bisognerà considerare gli equilibri internazionali”.
Lunghi anche i tempi: “occorre tanto acciaio, occorre attrezzare i porti, provvedere alle navi per il trasporto”, e infine, “dobbiamo essere noi a produrre le pale eoliche più che a comprarle”.
Anche Pichetto pronuncia la parola leit-motiv, subacquea dove si troverebbe un mondo di “risorse geologiche; è il futuro.
Va valutato con grande cautela e deve vedere grandi accordi internazionali”.
Il ministro dell’Energia affronta anche l’altro punto indicato dalla Meloni: l’hub energetico.
L’idrogeno ad esempio: è un settore nel quale “come Governo abbiamo investito moltissimo, oltre 3,5 miliardi, per stimolare produzione, autoproduzione e innovazione.
Ma il futuro non è solo produzione”, bensì anche il suo trasporto, la creazione di tubi per trasferire l’idrogeno”.
Non solo: “L’Italia può diventare una piattaforma di transito del gas, per fornire i Paesi del nord Europa” riferendosi a rigassificatori e infrastrutture per il trasporto dell’energia.
Pichetto ha spiegato che “oggi possiamo essere esportatori di energia e di gas, mentre fino a tre anni fa il gas arrivava nel centro Europa e poi scendeva verso l’Italia, che in questo momento può diventare l’area di passaggio del gas dal sud.
Siamo l’unico Paese in Europa che ha tre grandi metanodotti marini, quello che arriva dalla Libia, quello dall’Algeria e quello dall’Azerbaijan”. Insomma, Italia come la definisce la premier, “piattaforma immersa in un ‘mare di mezzo’ un ponte tra Africa ed Europa.