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Dopo il voto popolare in Francia ecco due messaggi che nessuno potrà ignorare | L’analisi di Aldo Cazzullo

Il lepenismo non è il futuro della Francia e dell’Europa. Quando la gente vota di più, come ieri — una partecipazione che non si vedeva dai tempi della prima vittoria di Mitterrand —, il lepenismo è seccamente battuto, scrive sul Corriere della Sera Aldo Cazzullo. Raffigurare i figli di immigrati come una masnada di barbari che non sa il francese, odia tutti, vivrà di sussidi pubblici sino alla pensione, e nell’attesa passa le giornate a cucinare strani cibi dall’odore disgustoso e le notti a suonare bonghi o a picchiare poliziotti, è una caricatura utile a farsi invitare nei talk-show e a prendere voti, ma non rispecchia la Francia di oggi, e non aggrega la maggioranza.

Basta analizzare il voto di ieri.

E basta farsi un giro a Saint-Denis, il quartiere di immigrati che sarà la sede delle prossime Olimpiadi, sorto attorno alla cattedrale dove sono sepolti i re di Francia. Certo, non è un quartiere modello. Ma non è un ghetto o un laboratorio di delinquenza o l’incubatrice del terrorismo. È un quartiere di gente che lavora duro per dare ai figli una prospettiva migliore. È quello che ha provato a dire Kylian Mbappé, con la generosità del fortunato che non ha il timore di esporsi in nome degli altri: mettetevi nei nostri panni; come vi sentireste se un terzo e più dei vostri compatrioti votasse contro di voi? Senza l’immigrazione, la Francia si fermerebbe. Non sarebbe quella che è.

Senza l’Europa, poi, non potrebbe permettersi tremila miliardi di euro di debito pubblico; che non sono finiti tutti nelle banlieues. E, parliamoci chiaro, il lepenismo è nato e prosperato per due motivi: l’ostilità agli immigrati; e il nazionalismo anti-europeo. Forse anche per questo i francesi amano parlare di «rupture», rottura, di «changement», cambiamento; ma poi quando arrivano lì lì, come ieri, nel segreto dell’urna alla maggioranza trema un po’ la mano. O forse sono più saggi di come li pensiamo. Ora a sinistra la presenteranno come una grande vittoria della Gauche e del fronte repubblicano. In realtà è stata innanzitutto una battuta d’arresto del lepenismo, che resta forte, ma non ha ancora convinto quel 50% più uno, senza cui non si conquista la maggioranza in Parlamento. E neppure l’Eliseo.

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