“La sensazione che ha trasmesso ieri Christine Lagarde comunicando le scelte della Bce è stata di brancolare nel buio: una decisione sul presente ampiamente scontata, condita da parole vuote sul futuro”.
Sul Sole 24 Ore Donato Masciandaro è molto critico sull’operato della numero uno della Bce, che ieri ha alzato i tassi di riferimento dello 0,75% per cercare di contrastare un’inflazione galoppante.
“Più che dare un messaggio credibile, l’obiettivo di Lagarde “è sembrato quello di tirare a campare. Le cause dell’inflazione sono in primo luogo i costi dell’energia, seguono i prezzi alimentari, e poi l’incertezza geopolitica, tutti shock che colpiscono l’offerta aggregata.
Vanno contrastati perché altrimenti si innesca un effetto contagio. In questi casi – secondo Masciandaro – l’unico strumento che può rendere efficace la politica monetaria è creare l’effetto Ulisse: mercati, famiglie ed imprese devono convincersi che la banca centrale non solo sa quello che fa, ma si impegna anche a farlo.
Occorrono cioè annunzi vincolanti che definiscono la strategia di normalizzazione monetaria. Concretamente: ci si aspetta che la Bce sappia quale sia il livello dei tassi di interesse coerente con l’obiettivo di far tornare l’andamento dei prezzi sulla rotta virtuosa.
E invece no. Lagarde ci dice candidamente che nessuno sa dove si vuole andare. Certo ci informa che i tassi si alzeranno; perché e come, però, nessuno lo sa. La formula magica è quella di dire che tutto dipende dai dati e aggiungere che le scelte saranno prese di volte in volta. Sono due banalità.
È vero che è più facile ricevere applausi promettendo di stampar moneta” mentre “assumersi impegni vincolanti in una fase restrittiva è più costoso, soprattutto se chi lo fa viene da una serie di previsioni sbagliate. È quella la differenza?”, insinua Masciandaro.