Sul fenomeno dei femminicidi Antonio Polito, sul Corriere della Sera, invita a non perdere di vista il contesto della “spietata lotta di potere tra i sessi”.
“Quella femminile – spiega – è stata la Rivoluzione più importante del secolo scorso. L’emancipazione delle donne in famiglia e sul lavoro, e la separazione tra sesso e procreazione avvenuta grazie alla pillola, hanno cambiato il mondo ben più dell’Ottobre rosso o del Maggio francese. La Rivoluzione delle donne ha creato un prima e un dopo in una storia millenaria di rapporti sociali e continua ogni giorno a produrre i suoi effetti. Di fronte a uno sconvolgimento di queste proporzioni, di fronte a una vera Rivoluzione, nella storia c’è sempre stata una Reazione. Le idee e gli interessi colpiti dal cambiamento si ribellano, si vendicano.
È ciò che sta succedendo. L’epidemia di femminicidi è l’equivalente della Vandea durante la Rivoluzione francese. Anche senza saperlo, ognuno degli uomini che odiano le donne fino al punto di ucciderle sta reagendo a una perdita di status, alla fine di un diritto di possesso che non sa accettare. Tenta confusamente e violentemente di riprendersi il potere che aveva, o che gli hanno fatto credere avrebbe avuto. Non interpretiamo dunque i femminicidi come una sopravvivenza del passato, come un rigurgito della società patriarcale, come frutto di ignoranza e arretratezza.
Si tratta di un fenomeno moderno perché è una reazione alla modernità; non condannato perciò all’estinzione man mano che il progresso avanza, ma anzi forse destinato ancora a crescere. Se questa lettura è corretta, allora si può concludere che la Reazione sarà vinta quando la Rivoluzione finirà perché avrà raggiunto i suoi scopi. Ecco perché – conclude – la difesa e l’espansione dei diritti delle donne devono restare il prioritario obiettivo civile, politico e culturale delle nostre società”.