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Carlo Cottarelli (economista): «Italia al bivio politico, al centro la giustizia sociale» 

Progressisti e conservatori. Questo il conflitto politico in cui si trova l’Italia. La scelta è tra una delle due visioni. «Sono entrambe legittime (non ci sarebbe bisogno di dirlo ma i toni troppo accessi delle ultime campagne giustificano il chiarimento). Ma sono visioni molto diverse». Lo scrive Carlo Cottarelli, economista, che ieri ha annunciato la candidatura per +Europa e Pd, spiegandone dettagliatamente le ragioni.

«Per me essere progressista vuol dire mettere al centro della politica la giustizia sociale, intesa come possibilità di crescita personale che tutti devono avere indipendentemente dal fatto di essere nati da una famiglia benestante o meno, dal fatto di essere nati maschi o femmine, dal fatto di essere nati al Nord, al Centro, al Sud, o con disabilità o meno. È l’articolo 3 della nostra Costituzione: dare una possibilità a tutti», spiega su la Repubblica.

«Essere progressista vuol anche dire essere solidari con chi è stato meno fortunato della vita, avere quindi una tassazione progressiva, non una flat tax (la cui progressività è minima). Vuol dire combattere l’evasione fiscale e non pensare sempre a che nome debba avere il prossimo condono fiscale mascherato, in modo che il peso delle tasse sia distribuito in modo più equo e non ricada solo su chi ora paga per gli altri», aggiunge.

«Essere progressista vuol dire guardare all’Europa come entità politica che si deve sviluppare ulteriormente, perché la sua voce nel mondo conti di più. E non guardarla, come altri fanno, solo come capro espiatorio quando le cose vanno male in Italia. Essere progressista vuol dire tutelare l’ambiente perché le prossime generazioni abbiano le stesse possibilità che abbiamo avuto noi, e non minimizzare i rischi climatici. Essere progressista vuol dire avere uno stato che funziona bene, che non sia di peso per le imprese con la sua burocrazia», continua Cottarelli.

«L’Italia è a un bivio economico. Il PNRR è stato portato avanti con energia dal governo Draghi. Questo, insieme a un uso oculato delle risorse messe a disposizione dall’Unione Europea e dalla BCE ha consentito una forte ripresa. Non siamo più il fanalino di coda dell’Europa. Anzi. C’è chi ha affossato prematuramente il governo Draghi e chi parla di rinegoziare il PNRR. E c’è chi si illude che la BCE debba continuare per sempre, anche in diverse condizioni di inflazione, a stampare euro come fosse il nostro bancomat. Gli spazi di bilancio andranno inevitabilmente a ridursi. Diventa allora fondamentale usare le più limitate risorse in modo oculato, dando priorità alla pubblica istruzione, alla sanità, agli investimenti pubblici. Temo che, forse non tutta, ma una parte della destra, non si renda ben conto che il vincolo di bilancio diventerà più stretto nei prossimi anni», aggiunge. 

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