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Giancarlo Coraggio (presidente emerito Corte Costituzionale): «Il Tar non c’entra con i ritardi nelle opere pubbliche»

In merito ai ritardi sugli appalti non si possono dare grandi responsabilità alla giustizia amministrativa. A dirlo è il presidente emerito della Corte Costituzionale, Giancarlo Coraggio, in un’intervista a La Stampa sull’allarme sui tempi di esecuzione dei cantieri del Pnrr.

Il problema «impone l’impegno di tutti. Ma per individuare una cura, occorre prima una diagnosi», e spiega: «Il primo ostacolo in questo Paese all’esecuzione delle opere pubbliche sono le norme: un complesso mastodontico, spesso di difficile applicazione, soggetto a continue modifiche, che rende difficile l’opera delle stazioni appaltanti. Le quali, per di più, hanno evidenti carenze, sia strutturali, che professionali».

«C’è poi» aggiunge «l’altro grossissimo problema delle autorizzazioni ambientali, paesaggistiche, urbanistiche. Sono altrettanti poteri di veto che è difficile controllare e gestire nelle conferenze dei servizi, lo strumento previsto dalla legge per mettere insieme questo complesso di competenze. Queste, insieme alle inadeguatezze progettuali che emergono nella fase esecutiva, sono le vere cause dei ritardi italiani».

Coraggio, che è stato presidente del Consiglio di Stato, sottolinea che nella giustizia amministrativa in materia di appalti «i tempi sono strettissimi», e «già obbligano le parti a veri tour de force. In media, nel giro di 18 mesi si ottiene una decisione definitiva. E molto raramente i lavori vengono sospesi», solo nell’1,5% dei cantieri.

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