Con le banche centrali di tutto il mondo che si stanno imbarcando in un ciclo di riduzioni siamo entrati in un’epoca d’oro per il reddito fisso, che lascia sul tavolo ampie opportunità.
Nonostante i rendimenti a lungo termine abbiano raggiunto il 5% alla fine del 2023, la volatilità nei mesi successivi ha ridotto il profilo di rischio/rendimento nel 2024.
Da qui in poi è più probabile che assisteremo a un mercato con tendenze laterali che offrirà forti opportunità agli investitori istituzionali, come i fondi pensione, di bloccare rendimenti a lungo termine fino al 4,5% per l’asset class obbligazionaria.
Guardando alle azioni, al contrario, è improbabile che possano competere, dato che ci aspettiamo valutazioni elevate e durature, un atterraggio più pronunciato per l’economia e un calo della crescita dei redditi delle famiglie.
A nostro avviso i rendimenti, soprattutto nel segmento a breve termine, sono saliti troppo e stanno scontando un atterraggio duro piuttosto imminente, come nel 2008, anche se non è questo il nostro scenario di base.
La riduzione anticipata dei tassi d’interesse fino alla neutralità sarà una sfida.
Mentre le attività finanziarie potrebbero reagire positivamente ai tagli dei tassi, l’economia reale sarà inizialmente colpita negativamente dall’aumento dei prezzi che indebolirebbe ulteriormente l’accessibilità economica.
Sebbene ciò ci lasci con una visione strutturale positiva, per il momento siamo tatticamente cauti nel breve termine.
Certamente la gestione attiva sarà in grado di ottenere performance positive nella maggior parte delle aree, tra cui l’high yield, i mercati emergenti – in particolare i mercati locali – nonché gli Mbs di agenzia, il bancario europeo e gli spread periferici dell’Eurozona.
Tuttavia potrebbero esserci nuvole all’orizzonte, dato che la politica monetaria è in ritardo.
A nostro avviso il ritardo potrebbe essere più lungo rispetto al passato a causa della maggiore scadenza del debito societario e governativo.
Ciò significa che gli alti tassi di liquidità continueranno a mordere e il costo degli interessi del debito continuerà ad aumentare nonostante i tagli dei tassi.
In questo senso, sembra più un ciclo alla fase finale (che alla fase intermedia) e potrebbe richiedere investimenti significativi per evitare un rallentamento più severo alla fine del 2025.