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Vittorio Colao (ministro Innovazione tecnologica): «Piano strategico nazionale: bando di gara a gennaio 2022»

Piano strategico nazionale: bando di gara previsto per gennaio 2022. Lo ha annunciato il ministro per l’Innovazione Tecnologica e la Transizione Digitale, Vittorio Colao, durante un’audizione alla Camera nell’ambito dell’indagine conoscitiva relativa alla digitalizzazione e interoperabilità delle banche dati fiscali. «La centrale di committenza per l’espletamento delle gare» ha spiegato «sarà Difesa Servizi spa – che è una società in house del Ministero della Difesa, specializzata in acquisti ad alto contenuto tecnologico».

«Entro la fine del 2022 prevediamo il collaudo dell’infrastruttura e tra la fine del 2022 e il 2025 prevediamo di completare la migrazione dei dati delle P.A.», ha aggiunto. Per garantire la continuità in questo periodo, «Sogei potrà continuare ad erogare i servizi cloud che già eroga a diverse Amministrazioni sulla base delle convenzioni in essere. Anche l’Agenzia nazionale per la Cybersicurezza potrà avvalersi di Sogei per realizzare e gestire i propri sistemi informativi, nelle more della di realizzazione del Piano», ha detto il ministro.

Il Governo ha «due obiettivi fondamentali da raggiungere e il primo è la migrazione verso soluzioni cloud di almeno il 75% delle P.A. italiane entro il 2026. Questo risultato lo otteniamo facilitando l’adozione del cloud da parte di tutte le amministrazioni e la migrazione di dati e servizi realizzando il Polo Strategico Nazionale» che «ci garantisce un’infrastruttura ad alta affidabilità, che prevediamo di affidare alla gestione di un operatore economico selezionato attraverso un partenariato pubblico-privato», ha continuato.   

«Il Pnrr mette a nostra disposizione 50 miliardi di euro complessivi per realizzare numerosi progetti di transizione digitale. In particolare, per la parte di mia competenza su infrastrutture, servizi pubblici e competenze digitali abbiamo progetti a favore della diffusione della banda larga (fissa e mobile), le infrastrutture cloud, le piattaforme di interoperabilità e di notificazione digitali, nuovi e più accessibili servizi e in tutto parliamo di circa 11 miliardi di risorse disponibili, da investire da oggi al 2026», ha sottolineato Colao.    

 Ma per centrare gli obiettivi di transizione digitale e dei fondi disponibili per realizzarli, ci sono degli ostacoli da superare: il numero elevato di banche dati attive stimate in 161, che fanno capo al Dipartimento delle Finanze, all’Agenzia delle Dogane e Monopoli, all’Agenzia del Demanio, all’Agenzia delle Entrate-Riscossione e all’Agenzia delle Entrate; la vastissima platea di soggetti che quotidianamente devono interagire, attraverso un continuo e fitto scambio di dati.

Si tratta di oltre 41 milioni di contribuenti che pagano l’imposta sul reddito; oltre 250.000 avvocati, più di 118.000 dottori commercialisti, e circa 1.500 esperti contabili; numerosi enti pubblici nazionali come ad esempio, l’Inps, l’Inail e le Camere di Commercio e territoriali, tutti i Comuni italiani; un numero altrettanto nutrito di soggetti privati, tra cui società fornitrici di utilities, compagnie assicurative e gli istituti finanziari; ed anche le amministrazioni fiscali straniere che interagiscono con quelle italiane nel quadro definito da norme europee o da accordi internazionali.   

Secondo il ministro «l’interazione tra il fisco italiano e questa platea di soggetti produce un volume di dati quindi non soltanto enorme, ma anche molto eterogeneo. Pensiamo ai giochi, alle scommesse sportive, le lotterie e i monopoli, ai dati antifrode e antiriciclaggio. Oltre ovviamente i dati sui rimborsi, le liquidazioni, le dichiarazioni dei redditi, e quelli sul catasto, i tributi locali e le accise. Il fisco italiano dispone, quindi, da una parte di un potenziale conoscitivo elevatissimo, molto profondo. Eppure, paradossalmente, il sistema fiscale presenta criticità sia sul fronte dei costi amministrativi per cittadini e imprese, sia su quello del recupero dell’evasione e del sommerso», ha osservato Colao.

Infine, il ministro ha puntato l’indice sull’interoperabilità delle banche dati pubbliche, fiscali e non che «è ancora un po’ a macchia di leopardo» perché ci sono casi di interoperabilità già operativi, altri in via di completamento e altri ancora in fase progettuale.  

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