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I Moti di Milano, la Seconda guerra mondiale e il virus. Il teatro alla Scala chiuso sei volte in 242 anni di storia

Il Teatro alla Scala di Milano è considerato uno dei più prestigiosi teatri al mondo. La sua costruzione è iniziata nel 1776 e termina nel 1778. Il suo architetto è Giuseppe Piermarini, folignate, che ebbe come maestro Luigi Vanvitelli. E fruì dei suoi insegnamenti proprio nell’anno dove il grande architetto e pittore, era impegnato nella costruzione della seconda Versailles: la Reggia di Caserta.

Piermarini si recò a Milano insieme al Vanvitelli, per il restauro del regio Palazzo Reale. Ma alla casa reale Asburgo d’Austria, possessori del ducato, non piacque il progetto. Il maestro lasciò l’incarico all’allievo e così Piermarini lo eseguì magistralmente in forme neoclassiche, che piacquero e ne ebbero approvazione.

Nel 1770 l’architetto di Foligno ricevette la nomina di imperial regio architetto e questa carica fu la strada che lo condusse ad avere la commissione di costruire il Teatro alla Scala.

La decisione venne presa dall’imperatrice Maria Teresa d’Austria, con un decreto, figlio delle richieste delle famiglie patrizie. Il vecchio teatro milanese era stato distrutto da un incendio divampato nel 1776.
Piermarini si mise all’opera. Il luogo dove venne edificato era nel punto dove sorgeva la Chiesa di Santa Maria della Scala, la cui demolizione era avvenuta poco prima.

Il progetto si rivelò degno di grande attenzione, per vari motivi. Per esempio le scelte riguardanti la vista che godeva lo spettatore del palco, la qualità acustica e la collocazione dei paesaggi. Esternamente il suo stile classico, con vari linguaggi sfociò in un neoclassico.

Un lavoro eccelso che venne definito all’epoca da Stendhal: “Il più bel teatro del mondo. Quello che dà il massimo godimento musicale…”.

L’inaugurazione avvenne agli inizi di agosto del 1778, con la rappresentazione de “L’Europa sconosciuta” di Antonio Salieri, ambientata nella città di Tiro, capitale della Fenicia.

Il teatro aveva una versatilità insospettabile. Perché a quei tempi, tali luoghi erano dediti alla pratica del ballo ed i palchi erano usati dai proprietari per ricevere ospiti.

Il teatro era finanziato dalle famiglie milanesi, sia borghesi che aristocratiche, che possedevano i palchi. Ma la gestione rimase nelle mani della nobiltà.

Si è scritto una breve storia di tale teatro, per poi concentrarci sulle sue esigue chiusure dei battenti. Perché, appunto, straordinariamente, in questo periodo La Scala è chiusa per causa covid19.

Ebbene in 242 anni, le chiusure sono state solo sei.

La prima avvenne il 20 febbraio del 1790, in segno di lutto per la morte dell’imperatore Giuseppe II Asburgo di Lorena, che era anche Duca di Milano.

Egli lasciò traccia indelebile nella città e nel ducato, rivoluzionando tutti i settori. Ovvero il campo giuridico, amministrativo, educativo, scientifico ed urbanistico. Giuseppe II, infatti, ha sempre avuto una grande considerazione del ducato di Milano, per le sue potenzialità.

Poi avvenne una seconda chiusura, due anni dopo, il primo marzo del 1792. Questa volta per la morte di Leopoldo II di Asburgo di Lorena, che era succeduto a Giuseppe.

Bisogna poi arrivare ai tumulti di Milano che scoppiarono tra il 6 ed il 9 maggio del 1897, per arrivare alla terza chiusura.

In storia tali fermenti sono definiti i “Moti di Milano” e ineriscono all’insurrezione contro il governo.

A scendere in piazza furono i lavoratori, che protestavano per le difficili condizioni in cui operavano e per l’aumento del prezzo del pane.

A fronteggiarli, le forze dell’ordine ed i militari.

Ma il governo, successivamente, dichiarò lo stadio di assedio e diede pieni poteri al generale Fiorenzo Bava Beccaris.

Il quale è rimasto nell’immaginario collettivo di questa nazione, per “i cannoni di Bava Beccarsi”. Cioè l’uso delle armi da fuoco e dei cannoni, all’interno della città, per la repressione. Con morti e feriti, anche tra semplici passanti.

Ovviamente questa situazione si riverberò sul Comune, che in preda a difficoltà, tolse i fondi al Teatro alla Scala il primo luglio dello stesso anno. Il teatro chiuse il sette dicembre, per riaprire dopo circa un anno.

La quarta chiusura coincide con la Seconda Guerra Mondiale.

Nel 1943 Milano finisce al centro di incursioni aeree da parte degli alleati. Bombardamenti considerevoli che finirono per procurare 2000 morti. In tale drammatico contesto, il Teatro La Scala riportò lievi danni in un primo bombardamento dell’otto agosto.

Dopo pochi giorni il teatro fu colpito da una bomba sul tetto. E così il soffitto crollò e vennero distrutti alcuni piani di palchi. Il palcoscenico rimase in piedi solo per via di una protezione in metallo. Il teatro ovviamente fu chiuso ed iniziò un’opera di ricostruzione che si protrasse fino al 1946.

Un’ulteriore chiusura avvenne recentemente e per via di un profondo lavoro di restauro, dal 2002 al 2004.

E poi arriva la sesta, dovuta al coronavirus.

Il teatro inizia ad avere i primi problemi a marzo di quest’anno, poi segue una chiusura prolungata. A maggio si inizia a pensare alla riapertura, che avviene dopo 130 giorni, a luglio. La Scala riapre il sipario ed avviene in coincidenza con la morte di Ennio Morricone.

Il giorno della ripartenza vi è un omaggio al grande maestro.

In sala sono presenti 600 persone, in luogo di 2000, a causa del distanziamento. Il sindaco Sala dichiara in quell’occasione: “Milano come il resto del mondo è in difficoltà, bisogna rimettersi in marcia e la cosa migliore è ripartire dalla cultura”.

Ma una seconda ondata di contagi investe la nazione. I teatri sono reinteressati dalla chiusure. Il futuro di questi luoghi di grande espressione del genio artistico umano, è affidato al corso epidemiologico.

Ma nel grande libro della storia, qualcuno leggerà della sesta chiusura in 242 anni del Teatro alla Scala di Milano a causa di una pandemia e del giorno in cui riprese la sua normalità.

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