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Cardinale Zuppi: “Ecco la nostra iniziativa umanitaria per cercare una pace giusta”

«Favorire il più possibile una pace giusta» e, per arrivarci, sarà fondamentale per la Chiesa aprire «uno spazio umanitario». Così al suo rientro da Kiev, il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei, parla per la prima volta pubblicamente della sua missione di pace intervistato da Ilaria Venturi per la Repubblica del 12 giugno.

Cardinale, c’è spazio per la pace in Ucraina?

«Direi per forza, ci dobbiamo credere. Credo che i primi a volere la pace siano gli ucraini e i loro soldati che rischiano. Il nodo è pace e giustizia. Non ci può essere l’una senza l’altra. Dunque bisogna fare di tutto perché pace e giustizia tornino in Ucraina».

Lei ha detto, ‘la nostra non è una mediazione, ma una dimostrazione di interesse, vicinanza”: può spiegarcelo fuori dal lessico della diplomazia, che modello di pace ha in testa il Vaticano?

«La missione che il Papa mi ha affidato è diventata mediazione, piano di pace, si è creata un’attesa per cui questa visita sembrava dovesse portare immediatamente un cambiamento decisivo. Non era nella mens di Bergoglio. La vera lettura è che il Papa non si arrende alla guerra, non accetta la logica che la guerra porta sempre in sé della progressione geometrica della violenza. Ormai alcuni mesi fa Kissinger disse che bisognava avviare almeno un dialogo esplorativo affinché non ci sia soltanto un piano inclinato in questo conflitto. Cosa sia il resto va esplorato con l’ascolto.

Non c’è un artificio diplomatico che dice e non dice, in questo caso è molto chiaro: favorire il più possibile la pace, dire cosa serve per arrivarci. È il senso della lettera che il Papa ha scritto a Zelensky, ovvero come possiamo essere vicino alla sofferenza del suo Paese e mostrare tutto l’interesse perché si possa mettere fine a questa tragedia che è immane, se solo si pensa agli effetti dell’inondazione causata dalla distruzione della diga. Insomma, sono andato a Kiev con lo spirito di chi dice: “Guardate che siamo con voi e insieme, per come possiamo, vi aiuteremo a trovare pace e giustizia».

L’offerta è di ascolto, Zelensky cosa vi chiede?

«Zelensky ha un suo piano di pace su cui vuole coinvolgere la comunità internazionale. C’è un aspetto che riguarda più la Chiesa, ed è quello umanitario. È un grande spazio che ha un’importanza immediata perché purtroppo la guerra significa sofferenze terribili. Ascoltando alcuni racconti di Bucha non potevo non avere nel cuore gli occhi di Ferruccio Laffi, uno dei pochissimi sopravvissuti alla strage nazi-fascista di Marzabotto del 1944. Lo spazio umanitario sarà senz’altro quello più importante, con tutte le varie ed eventuali che questo può significare. E qui devo essere vago».

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