È ancora “prematuro” discutere una revisione dei target europei per le emissioni delle automobili fissati per il 2025.
Questa è la posizione ufficiale della Commissione Europea, espressa da un portavoce durante il briefing quotidiano con la stampa, in risposta alla crescente pressione da parte di alcuni Stati membri, in particolare la Francia e la Repubblica Ceca, per posticipare gli obiettivi di riduzione delle emissioni.
L’attuale normativa prevede penali significative per i costruttori che non riusciranno a incrementare la quota di auto elettriche vendute o a ridurre quella delle vetture tradizionali.
“Queste misure sono state introdotte nel 2019 per fornire al settore automotive una chiara tabella di marcia e la possibilità di attrarre investimenti necessari per la transizione verso un modello più sostenibile”, ha dichiarato il portavoce della Commissione.
Tuttavia, ha anche ribadito che non ci sono intenzioni di rivedere queste posizioni prima della fine del 2025, quando si valuterà l’effettivo stato del mercato.
Negli ultimi mesi, la crisi del settore auto ha sollevato preoccupazioni tra i governi europei.
I ministri dell’Economia e dell’Industria francesi hanno chiesto “flessibilità”, sostenendo che le attuali condizioni di mercato rendono difficile il raggiungimento degli obiettivi prefissati.
La richiesta si unisce a quella dei concessionari di Stellantis, che hanno inviato una lettera all’associazione di costruttori europei (Acea) chiedendo un rinvio delle scadenze.
La Repubblica Ceca si è allineata con l’Italia nella richiesta di evitare sanzioni severe per le case automobilistiche europee a partire dal 2025.
Il ministro dei Trasporti ceco, Martin Kupka, ha messo in evidenza le difficoltà che i costruttori potrebbero affrontare per rispettare le nuove norme sulle emissioni di CO2, in un contesto di calo della domanda di veicoli elettrici.
Repubblica Ceca e Italia stanno preparando una posizione comune da presentare durante i prossimi incontri dei leader dell’Unione Europea a Budapest, evidenziando l’intenzione di posticipare i target sulle emissioni e le sanzioni previste.
Anche la Francia si unisce al coro di chi richiede un rinvio.
Il ministro dell’Economia, Antoine Armand, ha sottolineato l’importanza di mantenere gli obiettivi di decarbonizzazione, ma ha avvertito che enormi sanzioni potrebbero disincentivare gli investimenti nel settore e rafforzare la concorrenza asiatica.
“Se infliggiamo multe giganti ai costruttori per il loro progresso lento, potremmo compromettere la nostra posizione nel mercato globale”, ha affermato Armand.
Di fronte a queste pressioni, la Commissione Europea ha ribadito la necessità di mantenere la rotta verso la transizione verde, affermando che i limiti alle emissioni di CO2 delle auto nuove verranno ridotti a 94 grammi/km a partire dal 2025, un abbattimento rispetto ai 116 g/km precedenti.
Superare questi limiti potrebbe comportare sanzioni di 95 euro per ogni grammo di CO2 in eccesso, moltiplicato per il numero di veicoli venduti, un costo potenzialmente devastante per i produttori.
Kupka ha avvertito che le case automobilistiche potrebbero non riuscire ad adattare la produzione per soddisfare questi obiettivi, e che sanzioni miliardarie potrebbero compromettere la loro capacità di investire in ricerca e sviluppo.
Il governo ceco, assieme all’Italia, sta cercando di far sentire la propria voce in un dibattito che coinvolge il futuro dell’industria automobilistica europea, un settore fondamentale per entrambi i Paesi.
La Repubblica Ceca è tra i membri dell’UE critici nei confronti del Green Deal, ritenendo che i limiti più severi sulle emissioni rappresentino un passo troppo audace verso l’obiettivo finale del divieto di vendita di nuovi veicoli a motore a combustione entro il 2035.
L’industria automobilistica è vitale per l’economia ceca, contribuendo per circa il 9% del PIL, con una produzione di 1,4 milioni di auto nel 2023, mentre l’Italia ha superato le 700.000 unità tra auto e veicoli commerciali.
In un clima di incertezze e sfide, la posizione della Commissione Europea rimane chiara: nessuna revisione dei target prima di una valutazione approfondita della situazione del mercato.
La discussione, dunque, si sposta ora sugli scenari futuri e sulle possibili soluzioni per un settore automobilistico europeo che si trova di fronte a una transizione epocale.