L’obiettivo del taglio del 90% delle emissioni di Co2 entro il 2040 raccomandato dalla Commissione europea «richiede una trasformazione senza precedenti della società e dell’industria in soli 16 anni. L’industria siderurgica sta già svolgendo il suo ruolo, ma non esiste ancora un chiaro business case per la transizione e gli investimenti rimangono preoccupanti. Invece di concentrarsi su un dibattito astratto sulla definizione degli obiettivi, la Ue ha bisogno di un approccio concreto alla risoluzione dei problemi che offra urgentemente un quadro favorevole agli investimenti centrato su energia a prezzi accessibili e condizioni di parità in campo internazionale».
È questa la posizione critica della European Steel Association, che rappresenta gli interessi delle imprese siderurgiche.
Il dg Eurofer Axel Eggert sottolinea che “l’industria siderurgica sostiene l’obiettivo della neutralità climatica entro il 2050 e ha lanciato oltre 60 progetti che, se sostenuti in modo efficace, porteranno a importanti riduzioni delle emissioni entro il 2030. Un obiettivo principale del 90% per l’intera Ue entro il 2040 significa una decarbonizzazione quasi completa delle industrie ad alta intensità energetica come l’acciaio. In assenza delle giuste condizioni abilitanti e di un drastico aumento degli investimenti necessari per la transizione, un obiettivo di questo tipo mette a dura prova la fattibilità economica e tecnica della politica climatica e la sua interazione con altre politiche come l’energia, il commercio e la concorrenza. Ciò potrebbe contribuire alla deindustrializzazione, minando così la resilienza e l’autonomia strategica dell’Unione”.
Secondo l’associazione delle imprese siderurgiche europee occorre una valutazione d’impatto più approfondita di quella presentata oggi, utilizzando un approccio dal basso verso l’alto per identificare il modo in cui raggiungerlo e tenendo conto della competitività internazionale. «In primo luogo, è imperativo colmare il divario competitivo dell’Europa garantendo l’accesso all’elettricità pulita e all’idrogeno a prezzi accessibili in quantità senza precedenti, nonché alle materie prime e secondarie necessarie. La sola decarbonizzazione dell’industria siderurgica della Ue richiederebbe l’equivalente del consumo totale di elettricità odierno della Francia».
In secondo luogo le ambizioni climatiche rimangono divergenti in tutto il mondo e i nuovi investimenti spesso non sono coerenti con le ambizioni annunciate. “Ad esempio, entro il 2026 è prevista una capacità globale aggiuntiva non di mercato per 150 milioni di tonnellate di produzione di acciaio, con la maggior parte degli investimenti nei paesi terzi incentrati sulle tecnologie ad alta intensità di carbonio. Pertanto, è indispensabile una politica commerciale assertiva che assicuri parità di condizioni con altre regioni che non condividono la stessa ambizione climatica, compreso un efficace accordo globale su acciaio e alluminio sostenibili”, ha aggiunto Eggert.