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Alessandro Sallusti (il Giornale): «Sulle riaperture servono certezze per tutti, non solo per il calcio»

Sul Giornale, Alessandro Sallusti commenta la decisione del governo di dare il via libera alla presenza di spettatori alla partita inaugurale degli Europei di calcio, l’11 giugno all’Olimpico di Roma.

«Potenza del calcio – scrive -. Prima che per i ristoranti, i cinema, i teatri, le palestre e chi più ne ha più ne metta, il governo ha deciso la data della riapertura al pubblico per gli stadi. Senza il via libera anticipato, l’Italia rischiava di perdere questa importante vetrina, quindi diciamo che abbiamo ceduto a un non celato ricatto dell’Uefa, l’organismo europeo del pallone».

«Quel giorno all’Olimpico convergeranno quasi ventimila persone – un quarto della capienza -, che come assembramento non è male. Logica vuole che per quella data sia previsto un inatteso liberi tutti, a prescindere dalle curve del Covid e delle vaccinazioni, o forse già oggi chi di dovere sa che a giugno la situazione sarà ben diversa dall’attuale».

«Ma se ci sono previsioni così certe, perché non dire chiaramente quando potranno riaprire altre attività, magari meno nobili di quella pallonara, ma vitali per milioni di italiani? Non è giusto che solo i calciatori – e il business del loro mondo – possano vivere di certezze, programmare il loro lavoro».

«Non crede il governo che analogo trattamento meritino anche altre categorie? Se si può dire quando riapriranno gli stadi, immagino che – salvo imprevisti importanti – la stessa cosa si possa fare per i negozi, i ristoranti, i musei che non hanno certo il potere e le conoscenze altolocate dell’Uefa, ma contribuiscono al Pil italiano in misura assai maggiore. Perché i casi sono due. O il problema è sanitario, e allora nessuno può garantire nulla con due mesi di anticipo; oppure è politico, e allora parliamone».

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