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Alessandro De Nicola (La Stampa): «Il futuro europeo è negli Stati Uniti d’Europa?»

Alessandro De Nicola sulla Stampa parla degli scenari attuali e futuri dell’Europa: “L’aggressione russa all’Ucraina ha certamente creato un sussulto di consapevolezza all’interno dell’Unione Europea, ancor maggiore di quanto non avessero fatto la Brexit e la pandemia.

La politica estera, quella di difesa e dell’energia non sembrano più gestibili efficacemente se non in un contesto europeo. Il Recovery fund è già stato un grande passo in avanti in tema di bilancio e di gestione in comune delle risorse, ma i carri armati di Putin hanno sicuramente scosso coscienze e intelligenze.

Enrico Letta ha parlato di “Confederazione Europea” per offrire una specie di associazione ai paesi in lista di attesa per entrare nella Ue. Mario Draghi al Parlamento Europeo ha invece ammonito che «le istituzioni europee (…) sono inadeguate per la realtà che ci si manifesta oggi» e che «il quadro geopolitico è in rapida e profonda trasformazione. Dobbiamo muoverci con la massima celerità».

Infine, Macron sempre da Strasburgo ha lanciato la proposta di una Comunità Politica Europea per soddisfare le legittime aspirazioni di quelle nazioni che vogliono essere ammesse nell’Unione ma il cui iter potrebbe durare anni se non decenni.

Bene: a questo afflato inclusivo di chi è ancora fuori – scrive l’editorialista – si aggiunge altresì il desiderio di un’unione più stretta di quegli stati che condividono valori comuni e federalismo: una specie di nocciolo duro che assomigli agli Stati Uniti d’Europa che erano negli auspici dei Padri Fondatori della Comunità”.

De Nicola procede poi a descrivere i complicati meccanismi burocratici, politici e decisionali della costruzione europea e aggiunge: “Come si vede la situazione è già oggi intricatissima, senza contare che per cambiare i Trattati europei è prescritta l’unanimità.

Per non rimanere avviluppati nel ginepraio giuridico appena descritto è allora necessaria una grande iniziativa politica, che parta dagli stati fondatori (e da chi vorrà starci) e metta al centro la necessità di un nucleo federale dell’Europa, basato su sussidiarietà e libertà, pronto sia ad accogliere chiunque aderisca agli stessi valori sia a lavorare nella cornice degli attuali trattati per chi voglia preservare una fetta più consistente di sovranità.

Il momento è questo: perdere 4 o 5 anni solo per decidere se si potranno formare liste transazionali alle elezioni europee non ci porterà lontano”.

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