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Alberto Nagel, Ad di Mediobanca: “Sulla Difesa l’Europa è impreparata allo scenario geopolitico. Ribilanciare la composizione della spesa pubblica è un esercizio molto impegnativo”

“Lo scenario geopolitico degli ultimi anni ha conferito rinnovata rilevanza ai temi della Difesa e della Sicurezza, tanto con riferimento alla protezione dei confini quanto alla tutela dell’ordine interno agli Stati.

I più affidabili indicatori segnalano che ci troviamo in uno snodo caratterizzato da tensioni, o loro focolai, di intensità comparabile a quella vissuta all’indomani dell’11 settembre e, prima ancora, in corrispondenza della Guerra del Golfo.

Una buona parte del mondo occidentale, e dell’Europa in particolare, si è trovata a fronteggiare questo scenario in condizioni di relativa impreparazione”.

Lo ha affermato l’Ad di Mediobanca, Alberto Nagel, introducendo questa mattina il convegno “The Defense era: capital & innovation in the current geopolitical cycle”.

“Ciò – ha spiegato – è dipeso dal prolungato ‘dividendo della pace’, successivo alla fine della Guerra Fredda, che molti Stati hanno utilizzato per finanziare la spesa in welfare.

Essa è diffusamente cresciuta più delle economie, a discapito di altri capitoli della spesa pubblica, tra cui quelli della Difesa e della Sicurezza”.

“Ribilanciare la composizione della spesa pubblica – ha proseguito – è esercizio molto impegnativo.

Al di là delle posizioni ideologiche, che comunque hanno una propria rilevanza nel dibattito pubblico, i vincoli di bilancio introdotti da Maastricht hanno ulteriormente complicato il quadro a carico dei Paesi comunitari.

Inoltre – ha rilevato Nagel – le considerazioni di natura economica tendono a collidere con quelle di rilevanza politica ed appare sfidante trovare un punto di giusto equilibrio”.

“Cominciamo a fare gli eurobond che sarebbe già un primo passo, poi vediamo anche le economie più avanzate dal punto di vista degli investimenti e del capital market come l’America per trovare spunti”.

Lo ha detto l’Ad di Mediobanca, Alberto Nagel, riferendosi agli strumenti per sostenere il settore della Difesa, in occasione del convegno durante il quale la banca ha presentato un report dedicato al settore.

Settore, ha sottolineato Nagel, che mostra cifre “di assoluta rilevanza.

Tanto più se si considera che l’analisi economica appare relativamente concorde nel ritenere che l’industria della Difesa sortisca spillover positivi sull’intera economia in termini di R&S e formazione del Capitale Umano, date le elevate competenze che essa richiede e che contribuisce ad affinare”.

Negli Stati Uniti, ha citato ad esempio, la Difesa “svolge la funzione di vero e proprio strumento di politica industriale a favore dell’innovazione, portando alla trasmissione al comparto civile di molteplici tecnologie ‘general purpose’.

In questo processo, il Dipartimento della Difesa agisce come ‘experimental user’, creando la domanda che permette alle aziende di sopravvivere e selezionare i prodotti più promettenti, riducendo i rischi economici associati alla sperimentazione delle nuove tecnologie”.

Anche in Europa, ha proseguito, la Difesa “è al centro del dibattito politico.

Lo scorso 19 novembre i ministri degli esteri di Francia, Germania, Polonia, Italia, Spagna e Regno Unito si sono incontrati a Varsavia per rinnovare il sostegno all’Ucraina e, nell’occasione, si sono detti aperti all’emissione di debito comune per finanziare le spese militari, compresi gli sforzi per raggiungere l’obiettivo Nato del 2% del Pil per la difesa”.

“Credo che questa dichiarazione congiunta rappresenti un progresso notevole poiché i più grandi paesi d’Europa sembrano aver trovato un terreno comune per avanzare una proposta dettagliata su come emettere Eurobond per il settore della difesa.

Questa mossa è un ulteriore segno di reazione al risultato delle elezioni negli Stati Uniti, con l’Europa che deve crescere rapidamente e come un’unica entità, come indicato nei rapporti Draghi”, ha detto ancora Nagel.

“In questo quadro – ha concluso Nagel – va rilevato il crescente interesse dei mercati finanziari per le società quotate che operano nell’ambito della Difesa.

Secondo un’analisi per il Financial Times di Morningstar Direct, pubblicata lo scorso settembre, circa un terzo dei fondi in Europa e nel Regno Unito focalizzati sulle cosiddette questioni ambientali, sociali e di governance ha investito nel settore 7,7 miliardi di euro, rispetto ai 3,2 miliardi nel primo trimestre del 2022.

Nel giro di soli due anni è più che raddoppiata la presenza nei portafogli degli investitori Esg di aziende che operano nella Difesa, a testimonianza anche di un dibattito, citato in precedenza, che oggi ha portato a guardare con lenti nuove il ‘bene pubblico’ Difesa”.

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