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Alberto Mantovani (Direttore Scientifico Humanitas Milano): «È possibile che dovremo fare richiami contro le varianti anche per anni. L’Italia torni a produrre vaccini»

Va bene, adesso, puntare tutto sulla protezione degli anziani ed è giusto fare il richiamo con AstraZeneca agli over 60. Alberto Mantovani, direttore scientifico dell’Humanitas di Milano spera però che nuove prove scientifiche permettano di ricominciare ad usare più avanti il medicinale anche sui più giovani. E avverte: dovremo fare i richiami contro le varianti, come avviene con l’influenza e dovremo tornare a produrre vaccini per garantirci le dosi necessarie.

Il premier Draghi ha rilanciato la campagna tra gli anziani. «Sono assolutamente d’accordo – dice in un’intervista a Repubblica -. Non si sottolinea abbastanza che vaccinando gli anziani mettiamo in sicurezza loro e noi stessi. Con coperture ampie dei fragili liberiamo terapie intensive e spazi per curare cancro e problemi cardiovascolari. Non è solo un favore a loro ma un modo per proteggere tutti».

Sugli effetti collaterali di AstraZeneca, Mantovani afferma: «di questo tema parlo quotidianamente con Corrado Lodigiani, responsabile del nostro centro trombosi. Il Regno Unito ha vaccinato 20 milioni di persone e registrato 79 casi di trombosi. Si tratta di un caso su 250mila, di un rischio basso – assicura -. Non dovremmo dimenticare che 1 donna su 2mila che prendono la pillola anticoncezionale per un anno ha problemi di emostasi e trombosi. E l’eparina non frazionata nell’1% di chi la prende fa sviluppare autoanticorpi come quelli forse associati al vaccino».

«Alcune settimane fa un lavoro scientifico ha stimato che l’8 e l’11% dei pazienti Covid vanno incontro a tromboembolia venosa. Il dato sale al 20-25% tra chi è in intensiva. Tutti rischi molto più alti rispetto ai rarissimi legati al vaccino».

Sulla scelta di suggerire AstraZeneca solo agli over 60 poi osserva: «credo sia giusta nella misura in cui possiamo mettere in sicurezza prima possibile gli ultra sessantenni, che sono la nostra priorità, e poi possiamo dedicarci ai giovani, magari con un vaccino alternativo. Ma si potrebbe continuare con AstraZeneca anche con gli under 60, se avremo più dati sulle reazioni avverse».

«Si è deciso di essere prudenti anche perché non sappiamo ancora se c’è un rapporto causa-effetto tra vaccino e reazioni, non capiamo il meccanismo che le scatena e se è un problema del vaccino o della piattaforma usata, dell’adenovirus».

«Abbiamo un problema di varianti – continua -. È possibile che dovremo rivaccinarci contro di loro. Anche per anni, come avviene con l’influenza. Penso, come immunologo, che il vaccino contro il vecchio virus sarà un buon esercizio per il nostro sistema immunitario per rispondere molto bene al richiamo che dovremo fare».

«La stima è che entro la fine dell’anno saranno prodotte nel mondo tra 8 e 11 miliardi di dosi. Così i problemi dovrebbero essere risolti. Comunque il nostro Paese aveva una grande tradizione, esportava più vaccini di quanti ne importava. Credo sia strategica la valorizzazione della nostra capacità di innovare e fabbricare in questo settore. Dobbiamo recuperare questa grande tradizione e tornare a produrre per avere i vaccini per le varianti».

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