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Stefano Folli (la Repubblica): «In questo momento la riforma della Rai non può essere la priorità del presidente del Consiglio»

«Nella condizione dell’Italia di oggi, la riforma della Rai non può essere la priorità del presidente del Consiglio». Lo scrive Stefano Folli su Repubblica, ricordando che «prima ci sono da riannodare i fili di un Paese lacerato: la campagna dei vaccini, un piano economico da mettere in atto senza sprecare investimenti miliardari, il lavoro da promuovere, un collasso sociale da evitare».

«Ed è chiaro – prosegue Folli – che c’è anche un’altra priorità: restituire alla magistratura la credibilità perduta nei gorghi di una lotta di potere opaca e infinita. In questo vasto dramma — e al di là del merito del ddl Zan — la vicenda di Fedez, dimostra due cose. La prima è la singolare tendenza della politica a farsi trascinare sul terreno scelto dai personaggi dello spettacolo. Come dire che la rinuncia a un ruolo di indirizzo dell’opinione pubblica, anche sul piano culturale e di costume, è sostituita dal meccanismo dei ‘like’ tipico dei ‘social’».

«I politici rincorrono gli abili intrattenitori e la loro popolarità, con ciò abdicando a una tradizione che per la verità è già spenta da tempo. Non si può dar torto a una persona seria come Pierluigi Castagnetti, esponente di rilievo della Prima Repubblica, quando si domanda: “Ma vi pare che in questo momento difficilissimo l’intero sistema politico debba ruotare intorno alla telefonata di Fedez?”».

«Il secondo aspetto riguarda la coincidenza per cui la polemica del Primo Maggio esplode proprio in vista del rinnovo dei vertici Rai. Ancora una volta si solleva il coperchio sull’ente pubblico e per l’ennesima volta si scopre ciò che è noto: le anomalie e le degenerazioni di un assetto che ha perso la sua ragion d’essere ed è funzionale in modo quasi esclusivo agli interessi dei partiti: di sinistra, destra e centro».

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