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Lucrezia Reichlin, London Business School: “Le banche centrali sottovalutano la fragilità dell’economia”

«Per la Bce è importante distinguere ciò che va fatto per la politica monetaria, che ha come obiettivo la coerenza nel cammino di rientro verso il target del 2% dell’inflazione, dalle politiche volte alla stabilità finanziaria». A dirlo è Lucrezia Reichlin, ex capo economista della Bce e docente alla London Business School, in un’intervista a Repubblica. «Credo che la Bce alzerà i tassi dello 0,5% come annunciato».

Parlando delle crisi delle crisi della californiana Svb e di Credit Suisse, osserva che «il caso Svp è un caso di pessima gestione del rischio da parte del management e di una supervisione bancaria inadeguata. È anche dovuto al fatto che la Silicon Valley Bank non era considerata una banca sistemica dalla regolamentazione Usa, e quindi non è stata soggetta agli stress test. Ma ormai la crisi si è estesa ben al di là della Svp. Il tracollo di Credit Suisse» aggiunge «indica un problema più generale di vulnerabilità all’innalzamento dei tassi che si innesca su una banca in sofferenza da tempo».

Quindi è vero che all’origine di tutto è la stretta monetaria condotta dalle banche centrali?

«Di certo, questo ciclo di rialzo è uno dei più rapidi mai visti nella storia del dopoguerra» risponde. «Per di più le nostre economie, in particolare quella europea, si sono appena riprese dalla crisi del Covid. A mio avviso le banche centrali stanno sottovalutando la fragilità dell’economia reale. Le banche italiane» aggiunge «sono solide ma abbiamo ancora qualche caso di fragilità, che deve essere risolto, auspicabilmente con un ulteriore consolidamento del sistema bancario».

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