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Per garantire un futuro all’Europa è decisivo l’intervento pubblico | L’intervento di Fabio Sattin, Private Equity Partners

l Rapporto Draghi esposto alla Commissione Europea il 9 settembre 2024, di cui si sta molto discutendo e i cui contenuti sono di essenziale importanza per il futuro dell’Europa, riporta fortemente l’attenzione su un tema molto dibattuto, delicato e complesso.

Come dovrebbe agire, nel concreto, la mano pubblica a supporto dello sviluppo economico rispettando al contempo le logiche comunitarie e del libero mercato?

Nella sua relazione il professore Mario Draghi afferma che il settore privato non sarà in grado di sostenere la parte del leone nel finanziamento degli investimenti necessari senza un sostegno dal settore pubblico, rendendo quindi indispensabile un imponente coinvolgimento dello Stato (o, meglio, degli Stati europei).

Il punto cruciale è: come farlo senza scardinare le logiche dell’economia di mercato e della libera concorrenza?

È ovvio che nessuno intende proporre la nascita di un modello economico europeo dirigista e centralizzato, bensì favorire il libero mercato e la sana concorrenza, basata su criteri di equità, libertà, efficienza e meritocrazia.

Tuttavia qualche riflessione su tale fondamentale aspetto si rende necessaria.

Considerato che le competenze di Draghi e degli economisti coinvolti nella redazione di questo documento sono di altissimo livello e che il tema è ampio e molto dibattuto, mi permetto di condividere solo qualche considerazione riguardante nello specifico i possibili interventi pubblici nel capitale delle imprese, che potrebbero ragionevolmente rientrare tra gli strumenti tecnici da utilizzare, cercando di evidenziare alcuni aspetti ai quali prestare particolare attenzione.

Un primo aspetto riguarda la necessità di un’attenta definizione riguardo alle specifiche logiche di investimento al fine di evitare possibili effetti di “spiazzamento concorrenziale” nell’ambito dei settori ove tali interventi andranno eventualmente effettuati.

Gli interventi dovranno quindi essere decisi e concordati in modo coordinato e condiviso con gli operatori privati del settore preso in considerazione e pensati con cura per evitare effetti indesiderati, puntando a un effetto duraturo e sostenibile che non può che essere legato al rafforzamento di un’economia libera e di mercato.

Da ciò deriva un secondo elemento fondamentale: la temporaneità dell’intervento pubblico.

Questi interventi dovranno essere circoscritti ai settori ove esiste un evidente gap strategico o finanziario (settori che il professor Draghi ha chiaramente indicato) e dovranno colmare e sostenere tale divario solo per il tempo necessario affinché possa essere risolto.

Quando questi squilibri saranno colmati e il settore privato sarà in grado di reperire autonomamente le risorse necessarie per svilupparsi, l’intervento dello Stato dovrebbe progressivamente ridursi, eventualmente rifocalizzandosi su nuovi obiettivi.

Da queste considerazioni emerge infine un terzo elemento.

L’intervento pubblico dovrebbe essere sempre improntato a una logica di stimolo, organizzazione, definizione delle regole, coordinamento e controllo, ma solo in casi eccezionali prevedere un coinvolgimento diretto nelle decisioni operative nelle aziende oggetto di intervento.

La gestione e le decisioni operative dovrebbero infatti sempre essere affidate ai soggetti privati con cui si decide di entrare in partnership.

In altre parole, è preferibile che gli investimenti pubblici nel capitale delle aziende, siano essi effettuati in modo diretto o indiretto, lascino sempre a queste la necessaria autonomia decisionale e operativa.

Il tutto ovviamente nell’ambito di regole chiare e obiettivi espliciti e misurabili, così da poter valutare l’operato dei soggetti coinvolti in modo corretto e oggettivo, anche per potere decidere se mantenerli nel loro ruolo o sostituirli.

Fortunatamente non è la prima volta che si affrontano questi problemi che Draghi ben conosce e di cui fa esplicita menzione anche nel suo Rapporto.

Ed egli sa bene che in passato molti errori sono stati commessi.

Mi limito quindi a mandare un segnale di attenzione, suggerendo di anticipare i potenziali elementi di criticità, almeno per quanto riguarda gli interventi dello Stato nel capitale di rischio delle imprese.

L’intervento pubblico è oggi necessario, non solo in Italia ma in tutti i Paesi europei, e deve essere accettato e metabolizzato.

Tuttavia le regole di ingaggio devono essere chiare, esplicite e trasparenti e la comunicazione sarà fondamentale.

Se l’obiettivo finale è una migliore competitività dell’Europa, sostenibile (anche finanziariamente) e duratura, bisognerà quindi fare in modo che tali interventi vadano chiaramente in questa direzione.

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