«Ci chiediamo: può la politica aiutare la società civile a sperare? Oltre alla discussione interna ai partiti e ai gruppi parlamentari, per la politica italiana è cambiato anche qualcos’altro nel modo in cui i cittadini si approcciano ai temi di attualità. L’agenda pubblica e la costruzione del consenso sono sempre più dettati dagli influencer». A scriverlo in un editoriale è padre Francesco Occhetta, Docente della Pontificia Università Gregoriana e coordinatore del progetto “Comunità di connessioni”.
Secondo Occhetta, «il desiderio di abbracciare “più-vita” non passa da un nuovo “rinascimento”, come alcuni politici propongono, in cui si ri-nasce seppellendo ciò che è stato, ma da un “ri-sorgimento” sociale e spirituale in cui la vita, che porta i segni del dolore e della morte di questo drammatico anno, si rialza dallo stato piegato in cui si trova, rendendo tutti più umani e più vicini»-
«Il noto motto di San Paolo, “spes contra spem”, “la speranza contro ogni speranza”, può essere ritradotto nel nostro tempo con le parole “essere speranza” per “dare speranza”… Così ogni stagione politica distingue coloro che sperano da quelli che disperano».
«È per questo che, oltre al vaccino sanitario, nel dibattito pubblico si inizia a riflettere anche sul “vaccino sociale” che è composto dalla rete di legami di solidarietà, dalla forza delle iniziative della società civile e degli enti intermedi che realizzano nel concreto il principio di sussidiarietà anche in momenti così difficili».