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Non c’è democrazia senza un “noi” | L’intervento del Cardinal Zuppi, presidente CEI

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“Rivolgo un affettuoso incoraggiamento agli sfiduciati, a chi è ai margini della strada, a chi si sente escluso e incompreso, ai poveri, a chi chiede riconoscimento e non lo trova, a chi ha perduto la speranza. Purtroppo anche tanti, tanti giovani”. Lo ha detto il cardinale Matteo Zuppi durante la cerimonia di apertura della Settimana sociale dei cattolici italiani, a Trieste. “Viviamo tutti una stagione difficile e complicata – ha proseguito il presidente della Cei -. Cerchiamo di essere all’altezza della sfida”.

“La Chiesa parla perché è libera e ha uno sguardo amorevole e benevolo verso ciascuno: di tutti è amica e preoccupata, nessuno è per lei nemico – ha aggiunto -. Per questo, come Chiesa, di tempo in tempo, con la nostra esperienza umana dell’Italia, maturata tra la gente, esprimiamo ‘preoccupazioni’: sono testimonianze della realtà e dei suoi angoli più dimenticati, sono offerte di dialogo in spirito di franchezza e collaborazione”.

“Quale contributo, allora, può offrire la Chiesa all’Italia in questa stagione storica? – ha chiesto Zuppi – La Chiesa non rivendica privilegi, non li cerca, ben consapevole di come questi in passato l’hanno fatta percepire preoccupata per sé e meno madre”.

“Ci sentiamo parte di un Paese che sta affrontando passaggi difficili e crisi epocali – ha sottolineato -: basti pensare all’inverno demografico, alla crescita delle disuguaglianze, alle percentuali di abbandono scolastico, all’astensionismo e alla disaffezione sempre più numerosa alla partecipazione democratica, alla vita scartata che diventa insignificante per l’onnipotenza che si trasforma in nichilismo distruttivo di sé stesso”.

“Sentiamo la sfida dell’accoglienza dei migranti – ha elencato il presidente dei vescovi -, della transizione ecologica, della solitudine che avvolge molte persone, che spegne la vita, della difficoltà di spazi per i giovani, dell’aumento della conflittualità nei rapporti sociali e tra i popoli, infine – e dovrebbe essere la prima – della guerra che domina lo scenario internazionale e proietta le sue ombre su tutto questo”. “Ci angoscia il fatto che oggi i ‘poveri assoluti’ siano cresciuti fino a diventare più di 5 milioni e mezzo: uno su 10, tantissimi. Dovremmo interrogarci con severità: come è possibile?”, ha aggiunto.

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